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Jimi – All Is By My Side
Jimi – All Is By My Side
Sono passati circa 40 anni, ma ricordo come fosse ora la sera di un’estate romana nella quale andai a vedere il primo film-documentario su jimi Hendrix intitolato Jimi Hendrix diretto da John Boyd.
Il periodo della narrazione cinematografica raccoglieva concerti e interviste in un triennio che andava dal 1967 al 1970, con brani eseguiti al Monterey Pop Festival nel 1967 fino a pezzi ripresi all’Isola di Wright nel 1970, oltre allo storico brano dell’inno nazionale americano registrato a Woodstock.
Uscii dalla sala piuttosto confuso. Ero stordito da tutte quelle emozioni forti, ma intuivo quanto grande fosse il messaggio che l’artista aveva lasciato.
A quarant’anni di distanza esce un nuovo film su questa icona del Rock: Jimi: All Is by My Side. Piuttosto diverso dal precedente lavoro, dal momento che il regista, John Ridley, premio Oscar per 12 Anni Schiavo, prende in considerazione un ristrettissimo arco di tempo, dal 1966 al 1967, periodo in cui Jimi non era ancora diventato famoso.
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In questo cruciale anno di formazione londinese, Jimi incontra prima Linda Keith, sua mentore, alla quale dedicò Sending My Love To Linda, una toccante dichiarazione d’amore, e poi la enigmatica Kathy, donne che hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua ascesa musicale. Non a caso il regista pone una forte sottolineatura sulla figura di queste due personalità femminili, soffermandosi e caratterizzandole nella narrazione in maniera importante.
Il film raggiunge la massima impressività verso la fine, raccontando il giorno prima della straordinaria e indimenticabile performance al Monterey Festival dove, con la consacrazione della sua chitarra che veniva incendiata, Hendrix dava una scossa al mondo del Rock che, da quel momento, non sarebbe più stato lo stesso. Era il 1967. Con quel gesto Jimi aveva creato un monumento e sul quel monumento aveva sacrificato, simbolicamente, un’intera generazione. Quella del conformismo.
Ma questo film non vuole essere una celebrazione dell’icona Hendrix; sembra, piuttosto, un inno alla Musica. Tutta. Dunque non tende a mitizzare un personaggio, il regista sa bene che non ce ne sarebbe bisogno. Vuole invece, riuscendoci, lanciarci il messaggio che la Musica non ha né inizio né fine, ma è un continuum che lega i Madrigali di Monteverdi all’Inno alla Gioia di Shiller cantato nella Nona di Beethoven, passando per i cerebrali, commoventi, assoli di Robert Fripp dei King Crimson e di tutti quegli artisti Rock (da Roy Orbison a Spreengsteen, passando trasversalmente ai Led Zeppeli, ai Genesis, ai Pink Floyd, intersecando l’universo del Blues) che, dopo Hendrix, si sono nutriti della linfa vitale del Rock che solo un folle, unico, ribelle, fragile,irripetibile visionario talento come Jimi poteva fornire.
“Al mio funerale non voglio canzoni dei Beatles, ma qualche pezzo di Eddie Cochran e parecchio blues. Roland Kirk verrà di certo, e farò di tutto perché non manchi Miles Davis, sempre che abbia voglia di passare. Per una cosa così varrebbe quasi la pena morire”. Jimi Hendrix.
Il film è stato presentato al Toronto International Film Festival il 7 settembre 2013 e successivamente al Festival del cinema di Stoccolma. In Italia, la presentazione ufficiale è avvenuta al Biografilm Festival di Bologna e, da oggi, sarà presente nelle sale italiane.
Da non perdere.
Bruno Fazzini
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La Repubblica-Parma
Arriva a Parma in prima visione il 18 settembre, lo stesso giorno in cui esce nel resto d’Italia, “Jimi All is by My Side”, il film scritto e diretto da John Ridley (premio Oscar 2014 per l’adattamento di 12 Anni Schiavo) che racconta un anno cruciale nella vita di quello che in molti considerano il più grande chitarrista della Storia (il 18 in versione originale sottotitolata, il 19, 20, 21, 24 in versione italiana).
John Ridley fa rivivere il mito che fece di una chitarra l’emblema di una generazione. Per farlo, evita il rischio di farne un agiografia e si concentra su un anno cruciale, in cui Hendrix non era ancora famoso. See more…..
My movies.
John Ridley si confronta con uno dei miti immortali del pantheon rock, affidandone il ruolo alla sorprendente interpretazione di André Benjamin.
Regia di John Ridley. Con André Benjamin, Hayley Atwell, Imogen Poots, Ruth Negga, Andrew Buckley.
continua»
Genere Biografico, produzione Gran Bretagna, Irlanda, USA, 2013. Durata 118 minuti circa. Da giovedì 18 settembre 2014 al cinema.
Vita e opere di Jimi Hendrix, dall’anonimato come turnista per Curtis Knight all’affermazione in terra britannica con la Jimi Hendrix Experience, tra donne che lo guidano, come Linda Keith, o che provano a amarlo, come Kathy XXX. Fino al festival di Monterey, che lo consegnerà definitivamente alla storia.
Il difficile equilibrio che è croce e delizia di ogni biopic – rispetto verso l’oggetto della narrazione e gratificazione dei fan da un lato, riuscita del film come opera d’arte autonoma dall’altro – porta a rari casi realmente soddisfacenti in ambito rock (tra le poche eccezioni Control di Anton Corbijn). John Ridley, già sceneggiatore di 12 anni schiavo, gioca una carta oltremodo ambiziosa, confrontandosi con uno dei miti immortali del pantheon rock. Accantonando possibili e perniciose derive legate alla morte di Hendrix, tra tesi fantasiose e moralismi fuori luogo, Ridley opta per il periodo musicalmente più creativo ed esplosivo del nostro, quello della gioventù trascorsa da star in ascesa nella swingin’ London.
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Coming Soon
Jimi: All is by My Side – la recensione del biopic su Jimi Hendrix
Importa poco, in fondo, che il Jimi Hendrix raccontato da questo film sia più o meno aderente a quello realmente vissuto, morto a 27 anni come troppi suoi colleghi. Poco importa se il mondo che lo circonda, i vari personaggi che incrociano la strada del giovane chitarrista e che vengono presentati con l’etichetta di una facile riconoscibilità, siano stati ritratti secondo i criteri di una Verità storica, utopica e assoluta.
Perché Jimi: All Is by My Side è un film che comincia come un trip, quello stesso trip che l’Hendrix di un sorprendente André Benjamin affronta per la prima volta con Linda Keith all’inizio del film, guardandosi poi allo specchio – sebbene avvisato di non farlo – e scoprendo un volto e un ritratto altro: quello, appunto del film di John Ridley. Luci e ombre, esaltazioni e introversioni incontri e scontri si alternano in un biopic tanto più riuscito quanto più ha scelto di abdicare la sua missione, di rinnegare il Vero e l’interezza del ritratto a favore della frantumazione di un’icona e di una storia utile a cogliere quello di più profondo e astratto gli si nascondeva dietr0
Per il Jimi di Ridley, la musica era tutto, era questione di colori, e tutto era questione di colori e di sensazioni da trasmettere con una ricerca libera e interiore che rinnegava necessariamente ogni dogmantismo musicale, razziale, politico: e se con quella libertà nomadica e oggi quasi impensabile Hendrix attraversava la vita e la musica, allo stesso modo Ridley tenta di raccontarlo nel corso di un anno cruciale perché ricco di transiti e costitutivo. See more….
Biogra film.
Jimi Hendrix Bologna 26 maggio 1968
Quando nel maggio 1968 Jimi Hendrix arrivò in Italia per gli unici concerti tenuti nel nostro paese, l’effetto fu quello di una sbarco alieno. Al momento se ne accorsero gli spettatori giunti ad ascoltarlo a Milano, Roma e Bologna, mentre non tutti i mezzi di comunicazione ebbero la prontezza e la capacità di riprendere le gesta di quel marziano che avrebbe influenzato intere generazioni di artisti. Nei 50′ minuti del documentario presentato in anteprima al Biografilm 2014 si raccontano le impressioni di coloro che furono testimoni della performance bolognese, il 26 maggio 1968. Musicisti, spettatori comuni, addetti ai lavori tornano con i loro ricordi a quella giornata storica per il rock a Bologna con una cronaca minuziosa: il tutto corredato da fotografie e filmati d’epoca, ascoltando anche brani dell’esibizione, mai resi pubblici sino a oggi.
Il lavoro è un estratto del documentario più ampio, ancora in fase di lavorazione, che narra dei cinque giorni trascorsi in Italia da Jimi Hendrix e gli Experience.
Jimi – All Is By My Side 18 settembre 2014
Jimi, e non serve un cognome: arriva la musica. Lo stile inconfondibile che cambiò il destino del rock. Il regista John Ridley riporta in vita l’icona mondiale che trasformò una chitarra in un’arma spianata contro la tradizione, tanto forte da spezzare ogni catena. Per dipingere un mito, Ridley decide di raccontare il cammino che lo rese tale, soffermandosi su un brevissimo periodo: dall’incontro nel 1966 con la sua amica e mecenate Linda Keith fino al giorno prima dell’esplosiva esibizione di Monterey nel 1967, dove il musicista di Seattle dette fuoco alla sua chitarra ed entrò nella leggenda. Da allora in poi il rock non sarebbe più stato lo stesso. Dal regista Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo.
o Jimi Hendrix, il film del regista John Ridley. “Jimi: All Is By My Side” al Biografilm Festival a Bologna
Tutto è iniziato con una canzone, come da copione. Il regista premio Oscar John Ridley (migliore sceneggiatura non originale per 12 anni schiavo) ha sentito una rara registrazione di Jimi Hendrix fatta agli studi Record Plant di New York pochi mesi prima di morire: si trattava di Sending My Love To Linda, una dichiarazione d’amore toccante dal sapore nuovo per gli standard del chitarrista americano.
Dopo 5 anni di ricerche su Hendrix, la misteriosa Linda e tutto il mondo che circondava la rockstar – giunta all’apice del successo nell’estate del ’67 con l’esibizione al festival di Monterey – Ridley ha finalmente portato a compimento Jimi: All Is By My Side, un biopic intenso correlato da una magnifica colonna sonora. See more…
Film.it
È possibile raccontare un grande musicista senza includere la sua musica? Sembra una domanda paradossale, eppure è il quesito che si è trovato ad affrontare il regista e sceneggiatore John Ridley(premio Oscar per lo script di 12 anni schiavo) quando ha deciso di realizzare Jimi: All Is By My Side, biopic di una delle più grandi stelle nel firmamento del rock, Jimi Hendrix.
Il problema sta nel rifiuto da parte della fondazione Hendrix di concedere i diritti per l’utilizzo delle canzoni-simbolo del chitarrista. Ridley si è dovuto così ingegnare per lavorare intorno alle esibizioni live di Hendrix – importantissime per comprenderne il genio ineguagliato alla sei corde – senza mostrarle davvero. Si dice che la necessità aguzzi l’ingegno, e certamente Ridley tenta in tutti i modi di lavorare con i limiti che gli sono stati imposti, eppure la mancanza di brani come “Hey Joe” e “Foxy Lady” si sente eccome.
In uscita il 18 settembre, Jimi: All Is By My Side è distribuito in Italia da I Wonder Pictures. See more…
http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2014/07/06/news/hey_jimi_nell_autobiografia_di_hendrix_il_testamento_di_un_genio_della_musica-90823485/?ref=HRERO-1
“Quando non ci sarò più non smettete di metter su i miei dischi”. Dall’infanzia nel ghetto alla prima chitarra fino a un’ultima straordinaria jam session. Attraverso diari, appunti e interviste il musicista racconta la sua vita brevissima.
“Per molti ciò che faccio con la chitarra è volgare. Non sono d’accordo. Forse è erotico, ma quale musica con un buon ritmo non lo è? La musica è una forma di espressione così intima che è destinata a evocare il sesso. E cosa c’è di sbagliato? È davvero tanto osceno? Più osceno di una qualunque pubblicità erotica che si può trovare nei giornali o in televisione?”
“Se esiste un Dio ed è Lui ad averci creato, allora credere in se stessi è credere in Lui. E quando cominci a portare Dio dentro di te diventi parte di Lui. Questo non significa credere al Paradiso e all’Inferno, ma che la religione è ciò che sei e ciò che fai. Quando salgo sul palco e canto, quella è tutta la mia vita. La mia religione. Io sono la Religione Elettrica.” See more…
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