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JBL Paragon D44000 – Un “Must” per sempre

 

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By Bruno Fazzini

Graphic Massimo Piantini

 

Classificazione

Diffusori da pavimento: 3 o più vie

Vintage (Diffusori molto rari)

 

 

JBL Paragon D44000. Questa realizzazione audio è stata una delle poche al mondo presentata in diverse mostre museali, in particolare una tenutasi al Los Angeles County Museum of Art nel 2011-2012 dal titolo “California Design, 1930-1965: Living in a Modern Way”.

 

Le Paragon sono stati i diffusori JBL rimasti più a lungo nel catalogo dell’azienda americana, dal 1957 al 1983; quelli oggetto della nostra recensione sono dei primi anni ‘70 e sono una vera rarità, poiché delle 1.000 costruite nel corso dei 26 anni, quelle presenti alla Blue Moon House fanno parte degli unici quatto esemplari presenti in Italia (due da privati che non intendono separarsene e due da negozianti).

 

Questi diffusori stereo a tre vie per canale sono un po’ particolari, poiché i due canali (destro e sinistro) sono uniti in un unico mobile.

 

Il progetto si basava sulle considerazioni di Richard Ranger, uno dei pionieri della stereofonia in ambito cinematografico, che riteneva importante l’emissione audio ampia e spaziosa, ma orientata verso il centro della scena, come teorizzavano, prima di lui, i tecnici della Bell Labs, secondo i quali l’immagine stereo sarebbe stata più stabile con l’aggiunta di un canale centrale.

 

 

I driver dei midrange caricati a tromba emettevano verso il pannello di legno curvo che riflette le onde sonore, creando una ampia dispersione. La costruzione del cabinet curvo con un ben preciso raggio di curvatura crea un’immagine stereo molto estesa.

 

La configurazione originale delle Paragon consisteva in due woofers 150-4C montati in trombe separate, caricate anteriormente. Due drivers a compressione 375 erano montati su trombe ellittiche H5038P-100 e ciascuna era orientata su un lato del pannello curvo.

 

Due “radiators ring” 075 (tweeter) erano montati nella parte posteriore del mobile e servivano per aiutare la focalizzazione della scena acustica.

I driver venivano incrociati a 500 Hz e 7000 Hz.

 

 

 

Il colonnello Ranger (sembra che in quel periodo i colonnelli combattessero anche a cavallo di trombe audio, dal momento che era colonnello anche il più conosciuto Paul Klipsh), definisce così il sistema JBL-Ranger come Radial Refraction:

 

solo lungo questo asse di simmetria che i due altoparlanti hanno un effetto sempre uguale. Non appena l’ascoltatore si sposta fuori asse, il driver verso il quale si muove assume il predominio. L’intensità del suono diminuisce rapidamente con la distanza e l’altoparlante più distante perde rapidamente il tono su quello più vicino.

 

Questo può essere evitato proiettando il suono da ciascun altoparlante contro una superficie curva che funge da lente convessa per il suono e lo dirige più fortemente sul lato opposto all’altoparlante rispetto al suo lato. Il rifrattore convesso elimina così il forte asse di simmetria dove il minimo movimento dell’ascoltatore è così fastidioso.

 

Nell’area di ascolto di fronte al sistema integrato di altoparlanti, l’energia dei due canali stereo crea una parte anteriore completa del suono che può essere prontamente apprezzata da più di una persona. Quindi l’asse di simmetria non esercita più il suo equilibrio instabile sull’ascoltatore critico.

 

Il termine “equilibrio instabile” non è semplice fantasia. Nella riproduzione stereo, è consuetudine che il solista appaia al centro. Quindi, alcune sezioni della musica di accompagnamento vengono posizionate a destra o a sinistra; ma è molto importante che, ovunque si trovino, STANNO LÌ. Il movimento incerto dell’apparente sorgente sonora dà una sensazione di nausea.

 

Una volta che è diventato possibile mantenere il suono monofonico al centro, si è scoperto che con lo stereo normale tutto cadeva al suo posto … Si è aperta un’intera cortina di suono.

 

 

Il particolare design venne sviluppato da Arnold Wolf, che divenne presidente della JBL nel 1970.

 

Data la complessità della struttura Paragon, erano necessarie più di 100 ore di lavoro per realizzare un sistema; gran parte di questo tempo era dedicato alla finitura ad olio data a mano sul mobile. Tra le varie finiture in noce, ebano, mogano e rovere, era disponibile, su richiesta, quella in lacca nero pianoforte, oggi quasi introvabile.

 

Nel corso del quarto di secolo della produzione Paragon, ci furono alcune varianti che prevedevano la sostituzione dei woofer originali con magneti in alnico con altri in ferro, ma la sostanza del progetto non è mai cambiata nel tempo. Una variante, a mio avviso estremamente lungimirante, ma che non ebbe successo, fu quella relativa all’impiego di un amplificatore interno al mobile per il pilotaggio (modello SE408S).

 

Si stima che nel periodo del boom di richiesta venissero realizzate cinque Paragon a settimana, per scendere a due al mese verso la fine della produzione, negli anni ottanta.

 

 

JBL Paragon D44000

Il suono

 

Avere la possibilità di ascoltare le JBL Paragon è già, di per se, un privilegio. Se poi si mettono questi diffusori, progettati 64 anni fa, nelle migliori condizioni possibili oggi per esprimersi, allora il privilegio diventa emozione.

Di cosa hanno bisogno queste storiche casse acustiche per dare il meglio di se?

 

Partiamo dall’amplificazione. Niente valvole, mi dispiace per i nostalgici che rimarranno delusi da questa mia affermazione, ma i tubi con le Paragon andavano bene più di mezzo secolo fa, quando non c’era di meglio. Nonostante la loro sensibilità di 96 dB, l’impiego di amplificazioni valvolari rende il suono di queste JBL più fiacco, moscio e lento rispetto a quello fornito con amplificazioni a stato solido.

 

Io ho provato integrati a valvole di bassa potenza, per passare a pre e finali con una erogazione più generosa. Ma i risultati sono stati, sostanzialmente, gli stessi: il controllo dei due grossi woofer è sempre stato modesto, come pure l’articolazione.

 

E questo non è accettabile per sistemi di diffusori di questa importanza e il cui progetto originale merita un rispettoso rigore. Se i woofer non vengono governati a dovere, come accade con l’impiego delle valvole, le medie frequenze vengono appannate dalle scorie soniche della gamma bassa incontrollata e, di conseguenza, offuscate nel loro luminoso splendore.

 

Con amplificazioni a stato solido, invece, si apre un orizzonte di dinamica, controllo, articolazione in gamma bassa e pulizia nel range superiore di frequenza, senza che le gamme medio-alta e alta risultino irrigidite dai transistor.

 

Naturalmente le elettroniche per il pilotaggio devono essere senza compromessi, ma soprattutto senza che si lesini sulla potenza.

La vecchia storia che diffusori di medio-alta efficienti si pilotano con una manciata di watt è, ormai, una vecchia storia, appunto.

 

Intendiamoci, con le valvole le Paragon suonano e anche bene, ma non riescono a mettere le ali e a diventare degli oggetti mitici come con lo stato solido.

 

 

 

Anche i cavi hanno la loro importanza. Evitare cablaggi caldi e vellutati per addolcire il suono; le Paragon non hanno bisogno di “lacchè”. Da preferire la neutralità, la precisione e il rigore.

 

Sorgenti analogiche o digitali secondo i gusti, purchè senza compromessi.

 

Dopo queste doverose premesse, ascoltare le Paragon è un godimento.

 

Sono diffusori con performance superiori a quelle delle moderne casse acustiche di oggi?

Nemmeno per idea. I progetti moderni sono più neutri (non tutti) e più vicini alla realtà dell’evento sonoro, ma la musicalità, il piacere d’ascolto e il coinvolgimento che regalano le Paragon sono una vera emozione e, superiori a moltissimi diffusori costosi realizzati oggi.

 

La musicalità è a tutto tondo e, soprattutto, appare decisamente superiore a quella di progetti più moderni della stessa casa americana, come le Everest.

 

In gamma alta la setosità di emissione è sempre garantita, e la mancanza di una grande apertura in quel range di frequenza viene perdonata in cambio di un fascino sonico che “abbraccia” l’ascoltatore.

 

A questo proposito devo dire che la struttura della scena acustica, ad opera della particolare emissione dei midrange sulla parete centrale curva, fornisce una sensazione di “appartenenza” all’evento che si sta ascoltando.

 

 

La ricostruzione così ampia e allo stesso tempo naturale, rende giustizia alla maggioranza delle incisioni. L’ascoltatore non è obbligato a stare seduto al centro tra i diffusori, ma anche lateralmente la sensazione di presenza e correttezza di emissione è garantita.

 

Quello che invece trovo migliorabile è la struttura della scena in altezza. La posizione bassa dei trasduttori dei medi e degli alti ripropone una scena acustica troppo bassa e, secondo i miei gusti, un poco innaturale. Rimediare a questo è, però, piuttosto facile: basta alzare i diffusori di 40 cm per superare la difficoltà.

 

Conosco un appassionato che ha posizionato le Paragon su una pedana di 30 cm, ottenendo una performance nettamente migliore per questo parametro.

 

L’iperdettaglio e la trasparenza esasperata non fanno parte della genetica di questi diffusori. Nulla manca o viene nascosto nel messaggio sonoro riprodotto, e le informazioni soniche sono presentate con fluida scioltezza unite ad una grazia ragguardevoli.

 

 

In conclusione, la voglia di ascoltare che regalano queste casse acustiche è inesauribile.

 

Direi che la musicalità è il pregio più grande delle Paragon. Una musicalità coinvolgente e accattivante, che fa superare all’ascoltatore la voglia di desiderare qualche cosa di diverso.

 

La stessa considerazione vale per la dinamica, che sembra inesauribile. Se i finali riescono a stare dietro alle richieste dei trasduttori JBL, si potrà alzare il volume a piacimento (fin quando la stanza non entrerà in risonanza), senza che le Paragon mostrino segni di affaticamento o punte d’indurimento sonico dovuto a distorsioni.

 

Sono dunque questi i diffusori ideali? Certamente no.

 

L’altezza della scena acustica è migliorabile e l’ossigenazione in gamma alta risente del progetto con più di 60 anni sulle spalle. Se, però, si cerca un suono coinvolgente e musicalissimo, dinamico e affascinante, realizzato da un prodotto unico e raro e da un progetto storico ed esclusivo, allora le Paragon non avranno rivali.

 

Sembra che Frank Sinatra e Dean Martin abbiano acquisito tre Paragon ciascuno, uno per ognuno dei canali sinistro, centrale e destro, con cui controllavano le registrazioni dei loro nastri master.

 

JBL Paragon D44000

TECHNICAL SPECIFICATIONS 

 

Power Capacity: 125 Watts continous program

Dispersion: 120°

Nominal Impedence : 8 Homs

Crossover Frequencies: 500 and 7000 Hz

Efficiency: 82 dB*

Dimensions : 90 x 61 x 263 cm

Shipping Weight : 316 Kg

*Efficiency a 1 mt: 95,5 dB 

 

 

(Prezzo usato stimato alla data dell’articolo

Eur 20.000/35.000 a seconda delle condizioni dell’oggetto)

 

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