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Schubert “An die Musik” – La Musica come salvezza
Chiediamoci: “Quanti di noi…?”
Google translator is available
By Bruno Fazzini
Graphic Massimo Piantini
Nei primi anni dell’ottocento Schubert, compositore austriaco morto a soli 31 anni, scrisse un delizioso Lied intitolato An die Musik (Alla Musica) nel quale considerava la Musica come l’Arte sublime capace di confortare l’anima nelle ore più buie della vita di un essere umano.
Lo spunto di questo mio articolo viene da una dichiarazione del vicedirettore del Conservatorio Musicale di Firenze, nella quale racconta di una ragazza quindicenne, oboista del Conservatorio, morta suicida alcuni giorni fa.
Non entrerò nel merito di questa vicenda, poiché si ipotizza che quel suicidio sia frutto di fughe dal bullismo e di come, invece, questo fenomeno sia estraneo ai conservatori perché fisiologicamente impossibile da essere alimentato all’interno di queste strutture.
Dice il Vicedirettore del Cherubini di Firenze:
”La disciplina e la serietà a cui fin da bambino deve conformarsi un musicista (si inizia di solito tra i 6 e i 10 anni) fanno maturare la personalità degli adolescenti in maniera più veloce. Non c’è spazio tra gli studenti di musica per tempi morti da riempire con le “ragazzate” che diventano bullismo”.
L’aspetto su cui, invece, mi piacerebbe che ci interrogassimo noi appassionati di Musica, alcuni di noi di Musica riprodotta, riguarda il modo di considerare questa “Arte sublime”, come affermava Franz Schubert.
Quanti di noi ascoltano la Musica per il puro piacere di ascoltarla?
E quanti la ascoltano per colmare la propria anima dalle pochezze a cui dobbiamo sottostare ogni giorno?
E quanti di noi la ascoltano semplicemente per provare il piacere di sentirsi un gradino più in alto di quella massa di individui che un mio Maestro definisce “Legna da ardere necessaria per mantenere in vita l’umanità”?
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Attenzione,
lo stesso discorso può essere valido per chi si commuove davanti ad un quadro, o per chi rimane incantato davanti ad una scultura.
Ma noi audiofili sappiamo bene quanto sia vibrante il potere della Musica e di quanto, per noi, questo potere sia superiore a quello delle altre arti.
Infine, quanti di noi ascoltano la Musica per bearsi del suono del proprio impianto, inorgogliendosi del proprio amplificatore o delle proprie casse acustiche da mostrare agli amici?
Quanti di noi usano l’impianto come mezzo e quanti, invece, come fine per arrivare al godimento totale dell’Arte sublime?
Quanti vanno almeno saltuariamente ai concerti, unico modo per essere in sintonia con il nobile ascendente della Musica?
Certo, alcuni impianti importanti (ne conosco davvero pochi in Italia, ben assemblati per equilibrio, e di questi il 95% segue una avvilente logica di brand) permettono di avvicinarsi molto all’evento reale, e grazie a questo i fortunati possessori riescono a vivere emozioni uniche.
Quanti conoscono la struttura di un organico orchestrale, o la differenza sonica tra una chitarra Fender e una Gibson?
http://www.musicartreview.com/la-chitarra-elettrica-vintage-1-parte-fabio-antonio-calo/
http://www.musicartreview.com/chitarra-elettrica-vintage-2-parte/
Quanti sanno come si crea una incisione audio, e come si gestisce il materiale registrato prima di essere commercializzato nei vari formati?
Quanti ascoltano in Stereo che è la modalità più lontana all’evento reale, e quanti in Multicanale, sistema già più vicino all’evento dal vivo?
http://www.estatica.it/it/letture/articolo/i-migliori-sacd-rock-e-pop
… la differenza nell’ascolto tra un cd audio stereo e un sacd multicanale è abissale: con quest’ultimo sembra proprio di essere nella sala da concerto!
E quanti, ancora, ascoltano con sistemi superiori al Multicanale, come lo Stereo Plus System, e quindi molto, molto vicini alla realtà dell’evento sonoro?
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Se molti di quelli che in Italia si definiscono audiofili
avessero ascoltato l’ode alla Musica di Schubert, forse cambierebbero il loro atteggiamento nei confronti di questa Arte e del modo di assorbirne il messaggio. La Musica (e gli strumenti per la sua riproduzione) dovrebbe avere l’unico scopo di farci camminare un palmo da terra, farci sentire dei privilegiati rispetto al resto del mondo.
Per questo obiettivo non è importante la tecnica e non lo sono i tecnicismi, che lascio volentieri agli aridi di cuore. Non sto dicendo che il progettista di una scheda per un circuito audio lo sia; dico che è importante che questo progettista lavori con la sensibilità d’animo che solo l’ascolto della Musica reale può fornire.
E infine, se gli appassionati di audio ascoltassero con le orecchie
anziché con gli occhi o con i vincoli del possesso del marchio, avremmo molti più impianti ben suonanti in Italia invece di una serie di catene audio assemblate seguendo logiche commerciali, tristi nella loro arida perfezione tecnica, non in sintonia con la Musica che devono riprodurre e privi di quel sentimento che permette di apprezzare la differenza tra ascoltare e emozionarsi all’ascolto.
Per ascolti e infoemail: sophoshiend@gmail.comBruno Fazzini – tel. + 39 347 1402138 |
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