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Abbado, il gigante del silenzio
Mahler Sinfonia n. 9
Direttore Claudio Abbado
(DVD, Accent Music)
di Bruno Fazzini
Il 21 agosto del 2010, al Concert Hall di Lucerna con il Lucerna Festival Orchestra, nel dirigere la Sinfonia N. 9 di Mahler Claudio Abbado si è elevato alla sublimazione di sé.
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Il 21 agosto del 2010, al Concert Hall di Lucerna con il Lucerna Festival Orchestra, nel dirigere la Sinfonia N. 9 di Mahler Claudio Abbado si è elevato alla sublimazione di sé.
Non era la prima direzione della Nona da parte del Maestro italiano e non era nemmeno la prima con l’Orchestra di Lucerna. Ma questa del 2010 ha segnato un punto di riferimento preciso e assoluto nell’interpretazione dell’opera di Mahler.
Addado non ha diretto quella Nona, Abbado era quella Nona. Claudio Abbado ci ha lasciato nel 2014, ma io credo che si sia definitivamente congedato dalla sua orchestra e dalla sua amata Musica, proprio nel momento del finale di quella sinfonia. Alla chiusura di quell’Adagio, intensissima e con un pathos collocato ben oltre l’umana commozione, sono seguiti tre minuti di profondissimo nero, di buio cosmico. In quel tempo infinito e brevissimo il silenzio è stato il legante tra l’orchestra, il pubblico e il Direttore. Un unicum. Un corpo solo costituito da centinaia di anime lacerate dalla introspettiva direzione del Maestro. Da questo corpo, netta e distinta, si è elevata l’essenza di Abbado.
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Ogni sezione, ogni componente della sezione dell’orchestra ha aiutato Abbado nella sua ascesa, nella sua sublimazione. La consapevolezza della fine e l’appagamento del traguardo raggiunto erano visibili sul volto consapevole e intenerito del Maestro. Un raccoglimento religioso, estatico, personale e universale allo stesso tempo è stato raccolto nell’ideale abbraccio di Abbado con i musicisti e con la Musica. Con la sua vita.
Tre minuti di simbiosi intensa fra tutti i presenti. Poi, incontenibile e liberatoria è esplosa un’ovazione. Mischiati alle lacrime dei più sensibili, gli applausi facevano da cemento, fondendosi con le note ancora sospese nell’aria. Nonostante i musicisti avessero terminato di suonare da oltre tre minuti la musica aleggiava ancora, lievissima e sublime, sulle teste di tutti, accompagnando teneramente Abbado. Un momento di lirismo assoluto.
Nel portare verso la morte delle tonalità, questo quarto movimento profetizzava, nel 1909, la morte imminente di Mahler e non è difficile immaginare quanto Abbado abbia sentito vicina la sua fine in quella direzione del 2010. Questo Adagio è l’addio di Mahler al mondo; questa esecuzione è l’addio di Abbado alla sua Musica.
Ho riascoltato questa sinfonia di Mahler tramite il DVD della Accent Music, etichetta che ha avuto grande attenzione all’aspetto delle riprese video, entrando, con piani stretti, nell’intimo degli esecutori e, soprattutto, del Conduttore. Eccellenti le performance artistiche dell’intero organico orchestrale. Gioiosi e inusuali gli abbracci tra gli esecutori che la telecamera ha rubato durante gli applausi finali, mentre una pioggia di petali di rose inondava il palcoscenico.
Nel 2002 Abbado diresse i Berliner nell’esecuzione della Nona di Mahler per la Deutsche Grammophone, ma non fu la stessa cosa. Abbado non mostrò la stessa intensità, la stessa consapevole angoscia.
Quei tre minuti di silenzio alla fine dell’esecuzione sono stati la frazione di un tempo, piccolo certamente, ma di una solennità immensa e lunghissima. Per Claudio Abbado quel tempo ha suggellato un percorso, ha tracciato un confine invalicabile, indicando al Maestro una nuova via.
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Non credo che a breve riuscirò a riascoltare di nuovo la Nona di Mahler, almeno non quella diretta da Abbado a Lucerna nel 2010. Ho bisogno di tempo, molto tempo per assorbire quella carica emotiva così forte. Ho bisogno che quei tre minuti si dilatino in me, facendosi spazio tra le mie ansie e le mie incapacità di essere umano finito e frangibile. Ma allo stesso tempo quella musica porta in trionfo la mia anima, mi innalza alla gioiosità della solitudine, mi fa sentire l’immensità che entra dentro di me. Ho bisogno di quei tre minuti.
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