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Infinity K 7.1
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By Bruno Fazzini
Graphic Massimo Piantini
Classificazione
Diffusori : 3 vie a cono e cupola
Categoria prezzo nuovo:
Vintage 1996
Cambiano le serie, cambiano i modelli, ma i prodotti di questo storico marchio americano sono tutti immediatamente riconoscibili, sia per la realizzazione progettuale, sia per l’estetica, sia per il suono.
Ma la cosa che più mi colpisce è che l’impostazione sonica offerta da questi diffusori sembra non risentire troppo dell’età. Probabilmente perché il progetto era, all’epoca, molto moderno; sia perché i componenti erano, per il periodo di presentazione, all’avanguardia.
In questa Serie K, il tweeter, ad esempio, era un trasduttore Emit che pochi costruttori avevano l’ardire di impiegare, preferendo i più “tranquilli e “addomesticabili” componenti a cupola.
I tweeter a nastro, invece, si rivelarono, negli anni a venire, un riferimento per trasparenza, raffinatezza e velocità di emissione. Il problema era che non tutti i costruttori erano in grado di disporre o di far degnamente funzionare, in un sistema a due vie, un woofer che potesse star dietro alla velocità degli Emit.
La Infinity impiegava woofer piuttosto grandi (in questo modello da 25 cm) in adeguati volumi per avere corpo in gamma bassa, ma per compensare la discreta massa, utilizzava membrane rigide e leggere in grafite e polipropilene, con motori che adottavano magneti phi da 133x 19 mm, piuttosto veloci per l’epoca.
In diffusori a tre vie, come in questo modello K 7.1, un midrange risolveva ulteriormente qualche possibile incertezza in particolari gamme di frequenza. Il componente qui impiegato è un cupola da 7,6 cm, un po’ delicato, ma in grado di mediare degnamente il lavoro tra il piccolo Emit e il grande woofer da 10”.
Non bisogna lasciarsi ingannare dall’impedenza intorno ai 6 ohms e dalla sensibilità di 89 dB, dati che sembrano assai rassicuranti sulla carta. Ma per tirare fuori l’anima da questi diffusori ci vogliono i muscoli e la modernità costruttiva di un finale di elevata qualità.
Ho provato queste K 7.1 con finali mono Pass Aleph 0, ma la potenza era troppo poca, non riuscendo a godere della dinamica che mi sarei aspettato.
Poi ho utilizzato un finale Jeff Rowland model 5, e le cose sono cominciate ad andare a prendere la giusta piega. Ma i migliori risultati li ho ottenuti con un finale Colosseum 2D da 600 watt per canale della Blue Moon Audio T, con il quale ho finalmente assistito ad una dinamica snella e un palcoscenico reale, ricco di aria e dalle giuste dimensioni.
La timbrica di questi diffusori, se adeguatamente pilotati, è ancora oggi piacevolmente naturale e con pochissime caratterizzazioni. Un po’ di attenzione timbrica va rivolta solo al woofer che, lavorando in bass reflex, genera qualche esaltazione di troppo in gamma medio bassa.
Per sistemare le cose ho impiegato un semplice attenuatore da collegare ai morsetti posteriori o, in alternativa, ho riempito il foro di accordo con della lana inserendola in maniera lasca.
In entrambi i casi la risposta sul medio basso che mi era apparsa un po’ esaltata, si è subito linearizzata.
Per tutti i finali che ho utilizzato ho usato un preamplificatore Spectral DMC 12.
Irrinunciabili cavi asciutti e veloci.
In conclusione, questi diffusori permettono di entrare in possesso, ad un prezzo ragionevolissimo, di un prodotto che, se ben interfacciato, regalerà tantissime emozioni: dall’elevata correttezza timbrica e dinamica, alla trasparenza e godibilità di un concreto palcoscenico sonico.
Il fascino di un pezzo di storia dell’Hi Fi farà il resto.
Infinity K 7.1
TECHNICAL SPECIFICATIONS
Kappa_7.1_technical_sheet
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