Van Gogh e Chagall a Palazzo Reale (Milano)
Van Gogh, l’uomo e la terra Milano, Palazzo Reale, dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015
Marc Chagall, una retrospettiva Milano, Palazzo Reale, dal 17 settembre al 1° febbraio 2015
Cari amici, questa è davvero una grande occasione da non perdere: Chagall e Van Gogh, entrambi a Palazzo Reale! Due mostri sacri dell’arte pittorica, così diversi tra di loro, contemporaneamente a Milano nello stesso periodo! Due mostre grandiose, irripetibili ed uniche. Da cogliere nella stessa giornata!
E’ un evento artistico davvero molto importante e non va assolutamente perso; io mi ci recherò molto presto, ho già preso i biglietti per entrambe le mostre.
Van Gogh: “Per dipingere sarebbe assolutamente necessaria una vita tranquilla e regolata”. In qualche modo questa frase di Van Gogh, confrontata con la sua vita, potrebbe sicuramente definirsi un ossimoro; nel senso che la vita del grandissimo artista olandese (tra i miei preferiti, se non il mio preferito) fu tutt’altro che tranquilla e regolata, come tutti sanno.
Ma non mi riferisco tanto al famoso scatto di nervi a seguito di una discussione con Gauguin nel corso della quale si mutilò di una parte del lobo dell’orecchio destro, quanto alla incredibile, smisurata irrequietezza interiore che teneva costantemente sulle spine la mente del sensibilissimo pittore, irrequietezza che lo spinse spesso a tentativi suicidiari o ad andare incontro a frequenti attacchi di panico.
Certamente, la sua fortuna fu quella di avere un fratello come Theo, che lo protesse in tutti i modi possibili e immaginabili, contro il mondo e contro se stesso. La cosa più incredibile dei due fratelli suddetti è che in qualche modo vivevano in simbiosi, seppur spesso così lontani geograficamente. Erano le loro menti ad essere simbiotiche, non i loro corpi. Infatti, se pur giovanissimo, Theo spirò solo pochi mesi dopo la morte del fratello Vincent, morte dovuta alle conseguenze purtroppo tragiche e irreparabili di un colpo di pistola al petto, auto-infertosi.
Vincent fu tutt’altro che un artista compreso e oggetto di stima e gradimento nella sua breve vita; spesso, al contrario, veniva vissuto da chi lo incontrava come un tipo strano, un personaggio dal quale era meglio tenersi lontano. Pensare che in vita vendette solo ed unicamente un quadro, mentre oggi le sue opere vengono battute dalle più famose case d’asta a cifre incredibili, spesso per centinaia di milioni di Euro.
Vincent Van Gogh era una persona per certi versi molto semplice, a cui era sufficiente, per vivere, una umilissima stanzetta e a cui piaceva raccogliere nidi di uccelli. Era interessato perlopiù alla pittura, e a cercare di dar forma sulla tavolozza – con pennellate pesanti e coloratissime – ad elementi della natura estremamente comuni e semplici, come campi di grano o girasoli, o a dar forma a ritratti di persone che trovava nei suoi vicini o nelle sue conoscenze od anche di se stesso (numerosi e famosi sono i suoi autoritratti).
Tutto ciò perlopiù in Francia, soprattutto ad Arles, dove è vissuto per un lungo periodo della sua breve vita e dove è ancora possibile visitare la sua casa.
Il corpus centrale della mostra consiste in 50 opere di Van Gogh, perlopiù provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo; vi sono esposti inoltre lavori provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, dal Centraal Museum di Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili: un’occasione unica per approfondire, attraverso gli occhi dell’artista, il complesso rapporto tra l’essere umano e la natura che lo circonda. “Aspiro alle stelle che non posso raggiungere” (Vincent Van Gogh).
Chagall: “Cercavo di trovare quel cantuccio che potesse forse guarirmi da qualcosa, mi aiutasse a dipingere quadri non di questo mondo”. E Chagall lo cercò a lungo, in perenne pellegrinaggio tra la Russia, suo Paese natio, Francia e USA; ma non so quanto ci sia riuscito davvero a trovarlo quel cantuccio che lo facesse guarire da qualcosa.
E c’era da capirlo: figlio di un commerciante, Chagall era di religione ebraica e trascorse la sua infanzia in Russia perlopiù a cavallo tra l’Impero dell’ultimo Zar Nicola II e la Rivoluzione bolscevica del 1917. Come è noto, nessuno di questi due regimi amava particolarmente gli ebrei, anzi.
Nel momento storico nel quale arrivò poi il turno di Stalin, le cose peggiorarono: quest’ultimo infatti, ebbe, tra le altre, l’idea di cercare di inviare e confinare gli ebrei di Russia nell’angolo più remoto dell’estremo oriente russo e per la precisione nella Regione di Birobidzhan, al confine con la Cina, in una terra desolata e paludosa, infestata di zanzare.
Il tentativo per vari motivi storici fallì, ma Marc Chagall (Moishe Segal il suo vero nome) non appena ne ebbe l’occasione fuggì via dalla grande madre Russia per espatriare in Francia. Ma in qualche modo fedele al detto “mogli e buoi dei paesi tuoi”, nel 1914 ritornò a Vitebsk (suo paese natale) dove l’anno successivo si sposò con Bella Rosenfeld.
Tornato in Francia, le avventure per lui e per la sua famiglia (nel frattempo era nata sua figlia Ida) non erano finite, in quanto era l’ora della II Guerra Mondiale e quindi dell’arrivo dei Nazisti in Francia. Così con l’aiuto di amici via verso la Spagna e il Portogallo, per poi approdare negli USA.
Tornò poi nuovamente in Francia, ma nel frattempo la sua amatissima moglie era morta. Soffrì molto di depressione a causa di tale grave lutto, e per nove mesi non dipinse più. Più tardi, nel 1952, si sposò nuovamente, con Valentina Brodsky, anch’ella di origine russa ed ebrea.
La mostra di Milano è la più grande retrospettiva su Chagall degli ultimi cinquanta anni e presenta ben 220 opere dell’artista russo, con opere in arrivo dal Moma di NY, dal Museo Nazionale Russo di San Pietroburgo, dal Centre Pompidou e dalla National Gallery di Washington.
Milano, Palazzo Reale, dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015
Marc Chagall, una retrospettiva
Milano, Palazzo Reale, dal 17 settembre al 1° febbraio 2015