Tim De Paravicini – Story

Ago 7, 2022 | Hi End: Celebrity Factory and More…, P Magazine

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Tim De Paravicini – Story

 

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By Bruno Fazzini

Graphic Massimo Piantini

 

Lo incontrai al Monaco Hi End di qualche anno fa, e la cosa che più mi colpì di lui fu la disponibilità, anche se seppi che, diversi anni prima del mio incontro, aveva fatto uscire dalla sala d’ascolto alcuni appassionati che gli avevano fatto domande fuori luogo.

 

Non potevo aspettarmi niente di diverso da una persona abituata a convivere con il senso della nobiltà (aveva il titolo di barone), poiché l’eleganza dei modi era presente nella sua cultura.

 

 

 

Ricordo che circa 35 anni fa ascoltavo, con grande soddisfazione, Musica amplificata da un piccolo integrato inglese, il Musical Fidelity A1.

Solo anni dopo venni a conoscenza che Tim de Paravicini aveva partecipato alla progettazione di quella “sogliola” nera di metallo che scaldava non poco.

 

Tim de Paravicini ci ha lasciato pochi giorni fa, a 75 anni, con un vuoto importante fra i progettisti di prodotti Hi End.

 

Nato in Nigeria e laureato in Ingegneria elettronica in Inghilterra, è poi andato in Sud Africa dove ha iniziato collaborazioni con gli importatori della Luxman; da qui divenne il primo occidentale a fare lavori di progettazione audio per un marchio giapponese.

 

 

Era il 1972 quando Tim si trasferì in Giappone.

Dopo poco tempo realizzò per la Luxman l’M6000, un muscoloso amplificatore a stato solido che fu tra i primi ampli super potenti ad essere costruito.

 

Arrivò poi il valvole MB3045, all’epoca l’unico amplificatore monoblocco disponibile sul mercato. Queste realizzazioni davano la misura del fatto che non aveva troppe preferenze per una tecnologia rispetto all’altra, considerandole entrambe valide.

 

Questo è dimostrato anche dal fatto che, nella modifica operata ai famosi Studer, egli utilizzasse dispositivi sia a valvole che a stato solido.

 

 

 

Nel 1976 Tim ritornò in Inghilterra, collaborò con Michaelson&Austin, Musical Fidelity, Alchemy e Quad, per poi fondare, nel 1978, la sua EAR (Esoteric Audio Research).

 

Chi conosce il disco di Ry Cooder & V.M Bhatt, A Meeting by the River, premiato con un Grammy per la sua qualità audio, forse non sa che la casa discografica, la Water Lily Acoustics, ha impiegato elettroniche di Tim de Paravicini e uno Studer C37 adeguatamente elaborate secondo i suoi canoni audiofili.

 

 

Gl’ingegneri di registrazione Bob Ludwig della Gateway Mastering (Jimi Hendrix, Led Zeppelin, The Rolling Stones, Eric Clapton, Radiohead, Dire Straits e Frank Zappa) e James Guthrie (Pink Floyd), usavano le sue attrezzature.

 

Non vanno dimenticati personaggi del calibro di Paul McCartney, Ringo Starr, George Harrison, Lenny Kravitz e, soprattutto, David Gilmour, grande estimatore dei prodotti di Tim, che impiegavano i suoi sistemi audio.

 

 

 

 

Le elettroniche di Tim de Paravicini hanno ricevuto numerosi premi, tra cui diversi Golden Ear e Critic’s Choice Awards dalla rivista The Absolute Sound; premi importanti dalla rivista Stereophile, oltre a numerosi riconoscimenti di alto livello dalle riviste francesi  Revue Du Son,  Haute Fidelite e  Diapason. Infine, altri premi gli vennero assegnati dalla rivista inglese Hi Fi News e dalla rivista giapponese Stereo Sound.

 

Le elettroniche di De Paravici che oggi conosciamo, perciò, vengono da molto lontano, da un’esperienza iniziata molti anni prima sui microfoni, sui registratori a bobine, sui torni per l’incisione delle lacche viniliche e, solo alla fine di un percorso di ricerca, sulle elettroniche di amplificazione.

 

 

 

Questa era la sua filosofia di riproduzione audio:

“I dispositivi audio non dovrebbero avere un suono proprio; dovrebbero essere virtualmente una scatola nera.”

 

Questa era, invece, la sua filosofia di vita in ambito lavorativo:

“La necessità è la madre dell’invenzione. Se non hai i soldi, non puoi semplicemente andare a comprare i bei giocattoli, devi farli, e questo ti mette in buona posizione per imparare come fare queste cose nel modo più duro.”

 

A metà degli anni ’70, quando Tim era a progettare in Giappone, ricevette dalla Luxman la disponibilità d’investire su progetti innovativi, e questo gli diede la spinta per progettare prodotti speciali.

 

Tornato in Inghilterra dovette confrontarsi con gli imperanti giradischi Linn che la facevano da padrone e, nonostante i registratori a bobine da lui modificati fossero di livello molto alto, egli decise di non affrontare la concorrenza dell’analogico, ma di battersi sul piano della qualità assoluta proprio in ambito del vinile.

 

“So che posso rendere il suono del vinile migliore di quanto non abbia mai fatto, perché so quali sono tutti i limiti nell’elettronica di taglio. Non era solo l’amplificazione, era l’approccio al concetto di gestire il feedback sulle teste di taglio e tutto il resto.

Neumann, Ortofon e gli altri avevano tutti seguito le stesse strade. Se tagli il vinile correttamente, suonerà praticamente indistinguibile dal nastro master. Questo è l’obiettivo finale di ciò che sto cercando di fare: preservare il suono il più fedelmente possibile fino in fondo.”

 

Negli anni ’80 arrivò, dilagante, il CD a contrastare e a mettere in discussione tutte le certezze accumulate sull’LP. Tim fu un progettista un po’ controcorrente, poiché affermava che un supporto digitale avrebbe bisogno di una frequenza di campionamento molto più alta di 44,1 kHz (e una velocità di bit superiore a 16) per raggiungere la risoluzione del nastro analogico o del vinile.

 

La situazione cambierà, diceva Tim, quando la risoluzione del digitale arriverà a 24 bit/192 KHz, allora sarà un’altra storia!

 

E infatti, attualmente, nel catalogo della EAR, è presente il modello Acute Classic con risoluzione 24 bit/192 KHz.

 

Secondo De Paravicini, il sistema a 16 bit e 44,1 kHz era quello che i matematici consideravano il minimo accettabile per l’udito umano riguardo l’Hi-Fi, ma non sono mai state fatte analisi approfondite sul meccanismo dell’udito umano per capire che il nostro è un sistema capace di lavorare ben oltre i 20 KHz, e che alcune persone arrivano a percepire, in maniera particolare, anche oltre i 40KHz.

 

In gamma bassa gli esseri umani usano la vibrazione del corpo per costruire l’immagine sonora. La storia che noi ascoltiamo solo fino a 20Hz è, secondo Tim, una sciocchezza, perché in realtà noi percepiamo il suono fino a 3Hz.

 

 

 

Ma i produttori di microfoni tradizionali tendono ad essere molto soddisfatti se ottengono una riposta in basso a 42Hz. Il problema è che quei microfoni perdono alcune delle informazioni che dovrebbero invece esserci.

 

In ambito analogico, la sua concezione del supporto da tenere in mano, la copertina del disco da guardare e mostrare agli amici, aveva un significato importante, una forza che avrebbe garantito al vinile altri 30 anni di vita. Soprattutto per un fatto psicologico relativo al senso della proprietà.

 

A seguito di queste considerazioni oggi possiamo ammirare la sua creatura analogica, il giradischi EAR Master Disk.

 

Ma Tim De Paravicini con la sua EAR non ha realizzato solo microfoni, sorgenti analogiche, sorgenti digitali, pre phono, amplificatori a valvole, amplificatori a stato solido, ma anche diffusori.

 

 

 

Il progetto prevedeva un sistema di altoparlanti dinamico con un particolare tweeter. Il midrange e l’unità dei bassi lavoravano in modalità dipolare. L’unità dei bassi aveva una membrana rettangolare con dimensioni di 30 cm per 45 cm, poiché considerava le membrane rettangolari degli altoparlanti, come quelle dei microfoni, superiori a quelle di forma circolare in virtù di precise motivazioni tecniche.

 

In conclusione, Time De Paravicini è stato un personaggio coraggiosamente anticonformista, il cui obiettivo è sempre stato quello di realizzare al meglio possibile il progetto che aveva nella testa.

 

I risultati gli hanno spesso dato ragione.

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L’eredità del maestro Tim De Paravicini è fatta di elettroniche a valvole ma anche di progetti a stato solido, molto impegnato anche nel campo professionale ci lascia alcune pietre miliari dell’alta fedeltà e tante intuizioni geniali…..see more

 

 

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http://nuke.nonsoloaudiofili.com/MunichHighEnd2012NonaParte/tabid/298/Default.aspx

 


Video

 

Il video qui di seguito mostra la sua sala d’ascolto a Monaco e i prodotti presentati quell’anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Tim De Paravicini – Story

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