Paolo Conte: Snob

Ott 17, 2014 | P Magazine

Paolo Conte

Snob

(Platinum/Universal)

di Calandrino

Non fingiamo di entrare nel passato, con Paolo Conte, lo viviamo come se fosse l’unico universo possibile. Ah, nelle interviste che ha rilasciato durante la presentazione di “Snob”, ha riaffermato il suo pessimismo verso un mondo che cambia, inesorabilmente, sempre in peggio.

 

 

paolo conte -

 

Azzurro” e “Siamo la coppia più bella del mondo” cantate da Celentano, “Onda Su Onda” da Bruni Lauzi, “Insieme a te non ci sto più” da Caterina Caselli… Le canzoni di Paolo Conte sono entrate nelle case degli italiani con belle maniere e una certa eleganza formale, interpretate da voci di serie”A”.

Quarant’anni fa è poi uscito il suo primo album solista, “Paolo Conte”, da non confondersi con il disco pubblicato nell’anno successivo, il 1975, intitolato anch’esso “Paolo Conte”. Una apparente mancanza di fantasia cui facevano riscontro un’inventiva ed un gusto musicale senza uguali, nella musica.

Ma il primo “Paolo Conte” fu un piccolo shock. La gente si era già preparata con Lucio Battisti, a recitare il ritornello “le canzoni sono belle però la voce…”. Ma se Lucio cantava con la sincerità di un bimbo fragile, e forse per questo riusciva ad emozionare i grandi della musica come Pete Townshend, David Bowie e John Cale, Paolo Conte andava oltre.

Sembrava davvero il provinciale burbero protagonista di tante sue canzoni, registrato di nascosto mentre canta sotto la doccia e il vicino di casa, disperato, alza gli occhi al cielo sperando che finisca presto. Come si fa a cantare con una voce simile, è stonato come una campana, dissero in molti.

Ma pochi saggi capirono subito che non era un difetto, ma il segno di una diversità che alla fine è risultata vincente, anche perché con il tempo ha imparato l’arte della gradevolezza: tutto il mondo ce lo invidia, oggi. Nessuno fa musica come lui, applicando con divertito rigore delle regole ormai desuete e dimenticate da tutti. Ascoltare la sua musica è come risentire il ticchettio della Lettera 22 della Olivetti, la meccanica continua a vincere contro il ronzio dei programmi informatici.

 

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Non fingiamo di entrare nel passato, con Paolo Conte, lo viviamo come se fosse l’unico universo possibile. Ah, nelle interviste che ha rilasciato durante la presentazione di “Snob”, ha riaffermato il suo pessimismo verso un mondo che cambia, inesorabilmente, sempre in peggio. Mentre il suo è disegnato e prattiano (nel senso di Hugo Pratt, che gli ha anche firmato la copertina di “Parole d’amore scritte a macchina”), aggrappato al secolo scorso. Quando gli italiani del dopoguerra, se immaginavano i continenti lontani, pensavano alle Americhe o alle Afriche, o all’Equatore che sta ai bordi dell’Atlantico. Fra i titoli più eloquenti del suo nuovo album troviamo “Si Sposa l’Africa”, “Tropical”, “Fandango”, “Maracas”, “Argentina”… Non c’è spazio per l’aggettivo “contemporaneo”, le Tigri Asiatiche risultano non pervenute, come le crociate all’incontrario. E la Topolino Amaranto continua ad essere una Fiat, non una FCA. Può anche non piacere, c’è gente che non apprezza le fragole, la crema catalana o Duke Ellington, ognuno ha i suoi gusti. Ma se si amano le atmosfere seppiate “Snob” è un dischetto – sì, al momento è disponibile solo in cd, niente vinile- quasi imperdibile.

 

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“Tropical” è una delizia anche da guardare, oltre che da ascoltare. Che dite? Rappresenta l’aspetto più giocoso della sua musica, ci strizza l’occhio di continuo. Ma è solo una parte di “Snob”, in cui la vena esistenzialista e malinconica è ancora più forte che nel precedente “Nelson”, l’album che quattro anni fa rendeva omaggio a chi non c’era più: il suo splendido cane, Nelson, ritratto in copertina, e il suo manager di sempre, Renzo Fantini. E’ già annunciata una tourneè che partirà le prossime settimane, dove sarà dato ampio spazio al repertorio passato. Una rassicurazione forse pleonastica, i classici non si dimenticano, ma non vediamo l’ora di ascoltare anche le nuove canzoni, ad esempio “Donna dal profumo di caffè”, mentre l’orchestra dondola come un palmizio. Noi di provincia siamo così, le cose che mangiamo son sostanziose come le cose che tra di noi diciamo” (“Snob”).

 

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