Hi-Fi dove vai? – L’opinione di…

Feb 1, 2024 | News, P Magazine

 

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Hi-Fi dove vai? – L’opinione di…

Egidio Mancianti

Era il 2013

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Graphic Massimo Piantini eBruno Fazzini

 

 

Se si riesce a guardare l’evoluzione delle problematiche nel settore della riproduzione domestica di qualità con occhi attenti e disincantati non si può fare a meno di notare una sorta di schizofrenia isterico-autolesionista nella formulazione delle risposte e nel dispiegamento delle soluzioni progettuali.

 

Tutto è iniziato con lenta progressività dopo gli anni ’60,  quando l’avvento della stereofonia modificò velocemente il paradigma della riproduzione di qualità in casa con proposte e soluzioni fino ad allora impensabili. Via gli amplificatori a valvole, via i diffusori grandi come armadi, ma con il tono possente; al loro posto coppie di diffusori sempre più piccoli, amplificatori sempre più potenti.

 

 

Fig. 1 e 2: Per anni il miglior accoppiamento possibile era rappresentato da un diffusore bass reflex con un amplificatore  a valvole. Qui vediamo la coppia mono Quad II, con una potenza di appena 12W ed il Tannoy York in versione angolare

 

Anche il concetto stesso di qualità sembrò cambiare, per certi versi decisamente in meglio, grazie ai miglioramenti della tecnologia, della componentistica, delle tecniche di registrazione. Sembrava che oltre quei traguardi non si potesse proprio andare e che finalmente potessimo tutti sprofondare nelle poltrone e nei divani dei nostri salotti a goderci, definitivamente appagati, la nostra musica preferita.

 

Ma ci si sbagliava perché doveva ancora entrare in scena il digitale, con la sua dinamica sconvolgente, con l’assenza di qualsiasi fruscio e rumore di fondo. Pazzi di felicità molti non esitarono a gettare via i vecchi giradischi, a riporre in cantina montagne di “vinili” ormai inutili e a ricostruire una discoteca tutta digitale, il nuovo supporto più piccolo, più comodo da usare e da maneggiare.

 

 

Fig.3 e 4: Una immagine emblematica che esemplifica la praticità del nuovo formato. Un lettore digitale in due telai della CEC

 

Hi-Fi dove vai? – L’opinione di…

 

Eppure anche questo è durato poco tempo (o tanto, dipende dai punti di vista) perchè qualcuno cominciò a sentire la nostalgia per i “toc” e per gli “ffsshh” che il formato analogico distribuiva a piene mani e si è tornati a rimpiangere i vecchi, caldi ampli a valvole, ad osannare e venerare i monotriodi – che nemmeno nel periodo d’oro delle valvole (quello vero) avevano conosciuto la popolarità e la fortuna che ebbero negli anni ’90 – a riconsiderare con interesse i sistemi bass reflex da pavimento, i diffusori a tromba, a rivedere in chiave energetica la riproduzione domestica di qualità (pochi watt, bolletta enel magra, valvole che aiutano in inverno).

 

Ho riassunto e sicuramente deformato quello che è stato lo sviluppo dell’hi-fi negli ultimi 30 anni per mettere in evidenza un paio di aspetti sui quali vorrei ragionare. Innanzitutto vorrei sottolineare – forse l’ho già detto, ma è bene ripeterlo- il grande sviluppo avvenuto sul fronte tecnologico ed i notevoli miglioramenti che tale sviluppo ha portato sul piano delle prestazioni, anche se tali miglioramenti non hanno prodotto una convergenza verso un concetto univoco ed unificante di riproduzione domestica di qualità, come ho cercato di evidenziare nella veloce sintesi delle tendenze fatta poco sopra.

 

In altri settori, viceversa, i miglioramenti della tecnologia hanno spinto utenti e produttori verso soluzioni largamente condivise e nessuno, ad esempio, si sognerebbe di dire che un Pentium 3 è migliore o semplicemente paragonabile con i processori attuali. So che l’esempio offre il fianco ad una serie di critiche, ma l’ho citato a bella posta.

 

Qui infatti esiste un metro oggettivo per valutare la qualità delle prestazioni, una prova probante e chiunque può rendersene conto. Poi ci possono essere altre valutazioni che influenzano la scelta, il prezzo, le dimensioni, la praticità, l’estetica, la moda e perché no l’appeal del prodotto.

 

Nell’hi fi la qualità risultante non è misurabile con la stessa facilità ed unicità in quanto  è in parte appena suggerita da una serie di valutazioni oggettive, ahimé, purtroppo non sempre significative ed esaurienti, dall’altro, ed in forma maggiore, seppure meno valutabile, da una serie di condizionamenti soggettivi la cui natura e le cui implicazioni sfuggono ad una semplice ed affidabile interpretazione.

 

 

 

Fig.5 e 6: Il Phase Linear 700, un finale a stato solido da 350W che negli anni ’80 ha turbato i sogni di tanti appassionati spesso abbinato a diffusori assetati di potenza, come gli AR LST

 

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Perché allora la proliferazione di filosofie, di tendenze, di distinguo, di sfumature  nel processo che dovrebbe guidare le scelte? Forse nel tentativo di identificare e dare valore di prova a quei parametri di valutazione finalmente oggettivi ancora mancanti e la cui assenza è costante motivo di ricerca e insoddisfazione?

 

Forse non abbiamo ancora raggiunto il punto in cui la riproduzione di qualità è direttamente proporzionale all’esistenza di un metro condiviso o quel punto non lo raggiungeremo mai? Le risposte a questo punto sono diverse per ognuno di noi e tutti scegliamo la strada che ci sembra più agevole verso una improbabile “verità”.

 

Forse il nocciolo del problema non è qui, ma altrove e come in tanti altri aspetti della nostra quotidianità la soluzione è nel riconoscere l’esistenza di un ineludibile compromesso di partenza, nella sua accettazione e nella onesta valutazione dei limiti e dei condizionamenti da cui partono le nostre scelte.

 

Link 

Hi End: Celebrity  Factory  and More…

Vintage HiFi Club

 

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