Electrocompaniet ECI 3 – 2° parte:
Analisi Tecnica
by Fulvio Chiappetta
Abbiamo sostenuto frequentemente, in occasione di numerosi approfondimenti tecnici su prodotti audio di livello high end, che la scelta di un particolare componente dell’impianto è eminentemente legata alle qualità soniche esibite in sala d’ascolto, piuttosto che alle prestazioni misurate strumentalmente in laboratorio.
E allora, noi tecnici che cosa mai possiamo aggiungere alla prova di ascolto dell’Electrocompaniet ECI3 , così chiara, dettagliata e, per di più, redatta da una delle più autorevoli e credibili firme del panorama italiano?
Ciò nonostante, possiamo in realtà svolgere comunque una funzione niente affatto secondaria: indicare, con rigorosa obiettività, i parametri di interfaccia dell’apparecchio in esame che, se ben noti e tenuti in debita considerazione nell’ambito degli abbinamenti, consentono di sfruttare al massimo le capacità dell’oggetto o, in alternativa, di sconsigliarne a priori l’inserimento in un impianto dove mal si sposerebbe con alcuni suoi componenti già preesistenti.
Electrocompaniet ECI 3 – 2°
La potenza
Alla luce di tale considerazione, le note che seguiranno saranno eminentemente concentrate nell’esame della potenza e della capacità di pilotaggio da un lato (parametri essenziali per determinare la tipologia di diffusore con il quale il nostro è compatibile) e, dall’altro canto, con i parametri di ingresso, per scoprire se eventuali loro criticità sconsiglino l’uso di alcune sorgenti che, pur essendo sostanzialmente compatibili, non si rivelano ottimali nell’abbinamento.
Seguiranno dunque due paragrafi, uno dedicato all’interfacciamento verso il diffusore e l’altro verso le sorgenti.
Electrocompaniet ECI3: quale diffusore?
Piuttosto che avventurarci in un logorroico discorso che potrebbe anche veicolare un messaggio criptato e poco chiaro, preferiamo di gran lunga proporvi un grafico che, coerentemente al saggio detto popolare secondo il quale un’immagine vale spesso più di mille parole, in modo incontrovertibile indichi la reale energia con la quale il nostro amplificatore può pilotare gli altoparlanti, energia che, essendo come ben si sa funzione della impedenza di carico, è espressa proprio in relazione ad esso.
Vi rimandiamo dunque all’osservazione di quanto indicato in figura. In ascisse (asse orizzontale) abbiamo la impedenza di carico: sono indicati in chiaro i valori canonici e precisamente 2ohm, 4ohm, 8ohm e infine 16ohm. Nota bene: la impedenza di un diffusore è fortemente variabile in funzione della frequenza del segnale ed è caratterizzata da due parametri, il modulo e la fase; troppo spesso, nell’indicare i risultati della misura della potenza di un amplificatore, si trascura il secondo di questi parametri, la fase appunto, che invece risulta in molti casi determinante.
Ad esempio un finale di ben 100W su di un carico di 8ohm con fase nulla potrebbe tranquillamente essere in grado di erogare solo 50W allorquando la fase del carico fosse di 45°, valore che molto spesso, per non dire quasi sempre, è raggiunto se non pure superato dalla stragrande maggioranza dei sistemi di altoparlanti in commercio.
Dunque non tenere in debito conto il parametro della fase, allorquando si testa una amplificazione, può portare a notevoli scollamenti tra la potenza percepita in sala di ascolto e quella misurata al banco di prova: noi invece assolutamente non vogliamo che questo accada e desideriamo fornirvi delle indicazioni chiare e immediate nella interpretazione, in grado di semplificare al massimo le scelte che siete chiamati a fare nell’ambito degli abbinamenti amplificatore-diffusore.
Quindi, coerentemente a quanto sopra, abbiamo deciso di indicare, quale potenza per un determinato carico, non il valore massimo che generalmente corrisponde a fase zero (carico puramente resistivo che è in realtà solo teorico e di scarsa utilità pratica), bensì quello minimo che l’amplificatore fornisce con un carico la cui fase è compresa tra 60° positivi e 60° negativi.
Partendo dalla osservazione del grafico in figura, possiamo dedurre quanto segue:
1) La potenza massima erogabile prima della comparsa del clipping a 4ohm e 8ohm è rispettivamente pari a poco più di 90W (per l’esattezza 93W) e poco meno di 60W (precisamente 59W). Alle condizioni su indicate la distorsione armonica raggiunge un massimo dell’uno per cento o poco più.
Una osservazione: sembra, confrontando le prestazioni da noi rilevate con quelle dichiarate dal costruttore, che quest’ultimo sia stato troppo ottimista; niente affatto, le sue affermazioni sono corrette, così come peraltro lo sono le nostre: le differenze vanno ascritte alla diversa modalità della misura.
La metodologia da noi utilizzata è estremamente più severa, ma è da noi adottata con convinzione in quanto maggiormente correlabile con le evidenze dell’ascolto.
2) La curva della potenza in funzione del carico ha un flesso nel punto relativo a 3.2 ohm, laddove si raggiunge la massima erogazione; dopo questo punto tale erogazione invece di crescere al diminuire del carico, così come vorrebbe la teoria, comincia comunque a scendere, indicando che l’amplificatore si trova irrimediabilmente in affanno.
Tutto ciò suggerisce che con l’Electrocompaniet ECI1 si possono tranquillamente utilizzare diffusori dalla impedenza nominale di 4ohm, purché i loro minimi di impedenza siano superiori a 3 – 3.5 ohm: non a caso la curva da blu diviene rossa a partire dai 3.2 ohm, volendo con ciò indicare, anche graficamente, che non è opportuno utilizzare l’amplificatore in zona rossa e, si badi bene, non perché la potenza sia bassa (è comunque ancora di 90W così come a 4ohm), quanto piuttosto perché il sistema considera un siffatto altoparlante non come un carico ma come un sovraccarico e il pilotaggio, soprattutto in velocità e controllo, si rivela inadeguato.
Una considerazione a chiusura del paragrafo: l’Electrocompaniet si è comportato egregiamente alle misure, soprattutto perché ha dimostrato di non risentire più di tanto della fase del carico e ciò, lo affermiamo per esperienza, in questa fascia di prezzo è un plus che pochi apparecchi sono in grado di offrire.
Inoltre, anche se non ne pubblichiamo i grafici, per questione di spazio, abbiamo effettuato pure una analisi spettrale dei residui armonici: il loro ordine e la loro ampiezza ci consentono di concludere che la distorsione, anche a volumi molto bassi (quest’ultimi infatti sono la bestia nera per le amplificazioni a transistor in classe AB con modesta corrente di riposo, come nel caso in esame) è sempre poco o nulla dissonante e pertanto non risulta particolarmente fastidiosa, garantendo in tal modo sempre e comunque un ascolto rilassante e per nulla affaticante, quasi come quello di un buon valvolare.
Il diffusore ideale per l’Elettrocompaniet? Un modello dall’impedenza nominale possibilmente di 8ohm (ma anche quelli da 4ohm, seppure con un po’ di attenzione, possono andare bene) e di efficienza media, di certo non bassissima, diciamo intorno agli 88 – 90dB, è ciò che occorre volendo sonorizzare ambienti medi di 30/40mq; per sale più grandi prenderemmo comunque in considerazione un ampli più muscoloso, mentre per quelle più piccine, al di sotto dei 20mq, potremmo anche ipotizzare l’impiego di diffusori di 82 – 85dB.
Electrocompaniet ECI 3 – 2°
Gli ingressi
Non abbiamo commenti particolari in merito agli ingressi dell’integrato Electrocompaniet: l’impedenza ad essi relativa è davvero elevatissima (ben oltre i 100kohm a qualunque frequenza e per qualunque posizione del controllo di volume) e pertanto non è in grado di impensierire alcuna sorgente ad alto livello.
L’ingresso bilanciato è meritevole di lodi incondizionate: si tratta di un vero ingresso bilanciato, caratterizzato da una reiezione di modo comune superiore ai 60dB reali, più o meno lo stato dell’arte nell’ambito dell’audio non professionale (la reiezione è il parametro che quantifica la efficacia di una connessione bilanciata). E’ proprio a seguito di queste notevoli prestazioni che consigliamo coloro che hanno una sorgente digitale dotata di uscite XLR di preferirle a quelle RCA.
In realtà non sempre le connessioni bilanciate risultano più musicali di quelle sbilanciate, ma ciò non dipende dalla tecnologia in sé che è di certo ben superiore, quanto piuttosto da come la connessione XLR è implementata. Nel caso dell’Electrocompaniet si può stare tranquilli: se anche l’uscita bilanciata del lettore CD è ben implementata, il guadagno sonico è assicurato.
In conclusione, l’Electrocompaniet ECI3 è tecnicamente un valido amplificatore di media potenza; la serietà del prodotto merita grande attenzione e, se il suono piace, può essere considerato un ottimo acquisto.
See 1° parte : Electrocompaniet ECI 3 – Amplificatore Integrato
Per ascolti e infoemail: sophoshiend@gmail.comBruno Fazzini – tel. + 39 347 1402138 |
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Electrocompaniet Eci 3 – Amplificatore Integrato