Audia Flight CD Three

Ago 12, 2014 | P Digitale, P Magazine, P Video

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 Audia Flight CD Three

 

di Andio Morotti

Audia Flight CD Three. Se ben ricordo, è dal 1998 che l’Audia di Civitavecchia è presente sul mercato con le sue amplificazioni, che a me sono piaciute fin dall’inizio sia per la qualità della loro costruzione, sia perché avevano qualcosa da dire anche dal punto di vista progettuale: una circuitazione a transimpedenza unita a una controreazione in corrente chiusa prima dei dispositivi finali. I benefici sonici erano evidenti: una grande estensione della risposta in frequenza ed un’ottima velocità e pulizia dei transienti. Questa, però, è la prima volta che ho l’occasione di provare un lettore di CD dell’Audia.

 

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Il design dell’Audia Three è piuttosto classico e parla immediatamente di robustezza costruttiva grazie al pannello anteriore di 1,5 cm di spessore.

 

 

Il Flight CD Three è il più economico dei CDP della casa. Costa 2080 euro. È un prezzo che lo colloca nella fascia medio-alta del mercato, dove è molto importante il rapporto qualità/prezzo, perché l’acquirente sa bene che non sta comperando il top dei top, ma sa anche che 2000 euro sono una cifra non indifferente e quindi, giustamente, è ben attento a ricevere una macchina di adeguata qualità sonica e costruttiva. È un po’ come nel mercato dell’auto, dove chi compera una Rolls, o una Ferrari, o una Lamborghini non si chiede se stia facendo un buon affare: vuole quell’auto perché è quell’auto e per questo è disposto a pagare quel che c’è da pagare. Ma chi acquista una buona media valuta con grande attenzione la tecnica, le prestazioni, i consumi, gli accessori, il comfort… per essere sicuro di avere il massimo possibile in cambio dei suoi soldi. Questo per dire che la posizione del CD Three non è delle più comode. Ma lui è un apparecchio che non teme nessun esame.

 

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Il pannello posteriore del CDP Audia presenta una uscita analogica bilanciata, una sbilanciata e un’uscita digitale. Manca l’ingresso digitale.

Esteticamente ricalca i canoni della casa: design di grande pulizia e linearità, con un pannello anteriore di 15 mm di spessore, che da solo parla di solidità costruttiva; un display abbastanza grande da risultare leggibile anche dal punto d’ascolto senza bisogno di un binocolo; un cassettino motorizzato che, se non è un fulmine, ha, in compenso, un funzionamento fluido e senza impuntature; sette tastini con i comandi fondamentali e lo switch stand-by/on; il logo della casa, retroilluminato in blu, che lampeggia quando l’apparecchio è in stand-by e diventa fisso quando è acceso. In più, c’è un bel telecomando in alluminio massiccio, dal quale è possibile comandare tutte le funzioni dell’apparecchio tranne l’apertura del cassetto.

 

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Sul piano costruttivo, gli 8 Kg di peso sono già un bel biglietto da visita. Il telaio è estremamente rigido e ospita una meccanica Philips (almeno così mi sembra), un apparato di conversione a 24 bit/192 KHz ed un sistema di clock estremamente preciso. La circuitazione, a quanto dichiara la casa, è la medesima utilizzata sul modello superiore CD Two. L’alimentazione è garantita da un robusto toroidale e la sezione analogica, estremamente curata, è in classe A e interamente bilanciata. Sul pannello posteriore, infatti, l’uscita analogica presenta sia connessioni RCA, sia connessioni bilanciate XLR. Vi sono poi anche un’uscita digitale e, sopra la vaschetta IEC, l’interruttore off/stand-by. Nell’imballo viene fornito un cavo di alimentazione dedicato. Mi sono un po’ stupito di non trovare anche un ingresso digitale, che oggi, con il dilagare della musica liquida, è diventato molto comune. Ma forse quando il CD Three fu progettato il fenomeno non era così diffuso, oppure, più semplicemente, l’Audia voleva creare un CDP assolutamente tradizionale. Comunque sia, dall’insieme di questa presentazione mi pare di potere affermare con assoluta tranquillità che il rapporto qualità/prezzo risulta decisamente favorevole.

 

 

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Particolare di uno dei piedi in alluminio torniti dal pieno e ammortizzati per mezzo di OR.

Adesso tutto dipende dal suono, perché la qualità costruttiva, se non si esprime in una corrispondente qualità sonica, in hi-fi ha decisamente poco senso. Per verificarlo, nella mia saletta dall’acustica ottimizzata con DAAD e Tube Traps, utilizzo come riferimento il Sistema 192 della North Star, costituito dalla meccanica CD Transport e dal convertitore Model 192 a 24 bit/192 KHz. È un DAC un po’ vecchiotto (ora è in produzione l’MK II), ma ancora ben suonante. La meccanica, poi, per sua natura, è praticamente fuori dal tempo e io la giudico un ottimo apparecchio. L’amplificazione è costituita, per rimanere in casa North Star, dal pre Line Stage e dai due finali Monoblock, dei mono da 100 Watt di cui 10 in pura classe A. Come amplificatore economico utilizzo l’Onix A 55. I diffusori sono le Sonus Faber Minima, che con le potenti amplificazioni North Star vanno a nozze e che stanno molto bene anche in compagnia dell’Onix: mi permettono di valutare con precisione le caratteristiche del suono senza ricorrere a casse acustiche della fascia alta e altissima, anche se devo confessare che un ascoltino dell’Audia in uno dei miei impianti personali l’ho fatto. Il cablaggio è, come d’abitudine, White Gold.

 

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L’interno è ordinato e caratterizzato da una classica disposizione dei componenti, tutti di alta qualità.

Il suono del CD Three lo connota immediatamente come un apparecchio di alta qualità. Fin dalle prime note viene fatto di pensare: “Suona proprio bene!”, ma per andare più in profondità nell’analisi ci vogliono un po’ di tempo e, soprattutto, qualche confronto. Il suono, infatti, si presenta come estremamente naturale, con una grande correttezza timbrica e un ottimo equilibrio tonale. E quando ci sono queste caratteristiche, c’è poco da aggiungere al “suona proprio bene”. È quindi necessario passare al confronto con il Sistema 192 in modo che, attraverso le differenze, si possano formulare giudizi più dettagliati. Il raffronto – ve lo dico subito – va a favore dell’Audia: gli alti sono più raffinati e il microcontrasto, su tutte le frequenze, è decisamente più marcato. Anche la trasparenza è migliore: il CD Three presenta, sempre con tanta naturalezza, un altissimo numero di particolari, sfumature e informazioni ambientali. In più, il suono appare maggiormente arioso, pur mantenendo la necessaria concretezza.

 

 

 

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La sezione di alimentazione si presenta ben dimensionata e ben realizzata.

Procedendo con i confronti, collego la meccanica dell’Audia al convertitore della North Star, rammaricandomi solo di non potere fare anche l’inverso per l’assenza sul Three di un ingresso digitale. Al termine di questi confronti, posso così riassumere i risultati: il DAC North Star suona meglio in abbinamento con la sua meccanica che con quella dell’Audia, in quanto la musica appare meglio definita, più netta e più raffinata. Però il convertitore del Three in abbinamento con la sua meccanica suona decisamente meglio del Model 192 con la stessa meccanica. Nell’insieme, se la meccanica dell’Audia è leggermente meno precisa di quella, separata, della North Star, il convertitore del Three è decisamente superiore al Model 192. E non è solo una questione di età: secondo me, ma parlo a lume di naso, la più evidente differenza sta nella sezione analogica dell’Audia, che, a giudicare dal suono, appare davvero ben fatta.

 

 

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La scheda madre è accuratamente realizzata con componentistica di qualità.

 

 

Il suo pregio più evidente sta nella resa della dinamica, specialmente della micro, marcata senza mai diventare innaturale, e veloce come è giusto che sia. Un altro pregio è la matericità del suono, che ha spessore e corpo senza impasti e senza colorazioni. È una matericità lineare, che non privilegia nessuna gamma di frequenze. Così i bassi appaiono autorevoli e articolati, i medi pieni e leggermente caldi e gli alti, raffinati e ariosi, mantengono una sostanzialità che accresce il loro realismo. Anche la scena acustica con il CD Three riceve un trattamento di riguardo, apparendo solida e ben dimensionata, con i piani sonori chiaramente distinguibili. Ma questo è anche merito dell’amplificazione e delle Sonus Faber Minima. Nel complesso, è un eccellente risultato sonico che, a mio giudizio, rende preferibile l’integrato al due telai usato come riferimento.

 

 

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Il telecomando del CDP Audia è in alluminio tornito dal pieno.

 

 

Nell’insieme, l’Audia CD Three è un gran bell’apparecchio, che ha i suoi punti di forza nell’accuratezza e nella solidità della costruzione e in un suono di grande naturalezza, bassa fatica d’ascolto e ottimo equilibrio. E sta bene sia in impianti di medio livello, come quello con l’Onix, sia in catene di alta classe come quella di casa mia. Nel primo caso l’Audia supporta con assoluta tranquillità la qualità sonica dell’impianto, dando brio ed equilibrio alla musica; nel secondo, si trova perfettamente a suo agio, anzi, più i diffusori e le elettroniche sono analitici, più sembra divertirsi.

 

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CARATTERISTICHE TECNICHE

Risposta in frequenza 0,5 Hz – 20 KHz ± 0,1 dB
Upsampling 192 KHz
Gamma dinamica 122 dB
Tensione massima d’uscita 2,5 Volt
Impedenza d’uscita 600 Ohm
Consumo 50 Watt
Dimensioni 420 x 90 x 420 mm
Peso 8 Kg
Prezzo IVA compresa 2080 euro

Distributore: Music Tools – Via Pantanelli, 119 – 61025 Montelabbate ( Pesaro)
Tel 0721 472 899 – Fax 0721 493 670 – E-mail: musictools@musictools.it – Web: www.musictools.it

 

 

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Technical Data
Frequency response 0.5 Hz ÷ 20 KHz ±0.1dB
Upsampling 192 KHz
Dynamic Range 122 dB
THD + Noise > -100 dB
Maximum output voltage 2.5 Vrms
Output impedance 600 ohm
Main voltage AC (50-60Hz) 100, 110-115, 220-230, 240 V
Power consumption 50 W
Dimensions and weight 420x90x420 (WxHxD), 8Kg
Shipping dimensions and weight 490x250x530 (WxHxD), 10Kg