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Arcam Alpha 7 CD SE, VS Arcam FMJ 37
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By Bruno Fazzini
Graphic Massimo Piantini
Classificazione
Lettori CD : stato solido entrambi meccaniche Philips
Autore: Bruno Fazzini
L’articolo che vi propongo mette a confronto due lettori CD della storica casa inglese.
Il primo…………..
Arcam Alpha 7 CD SE . L’articolo che vi propongo mette a confronto due lettori CD della storica casa inglese, Arcam Alpha 7 CD SE, e Arcam FMJ 37. Il primo, un prodotto realizzato nella seconda metà degli anni novanta e dal costo, all’epoca, di 1.350.000 lire; il secondo, un lettore moderno che, nel catalogo dell’importatore italiano, si colloca al top del listino con 2.050 euro.
Arcam Alpha 7 CD
FOTO 1 Una immagine dell’epoca che mostra il lettore Arcam Alpha 7 CD e una coppia di diffusori dell’epoca. Viva l’Inghilterra!
Questo lettore era il modello posizionato, nel catalogo della casa, dopo l’Alpha CD 5 e prima del superiore Alpha CD 8 SE e Alpha 9.
Già dai primi modelli costruiti dalla casa inglese fino al moderno lettore FMJ 37, l’azienda non ha mai dato troppa importanza al contenitore e alla componentistica esterna, privilegiando la qualità del materiale elettronico e la ricerca del buon suono. L’interno di questa macchina appare un po’ “vuoto” con la meccanica di lettura sulla sinistra e la sezione di conversione e alimentazione sulla destra.
Questa area è occupata da una grande scheda contenente la quasi totalità della componentistica elettrica. Durante gli ascolti ho provato ad appesantire il cabinet di questo lettore aggiungendo un po’ di massa sul piano superiore, ottenendo un migliore assorbimento di qualche vibrazione spuria.
L’adozione di una vaschetta IEC permette di utilizzare un migliore cavo di alimentazione rispetto a quello, economico, fornito in dotazione. Lungimirante è l’aver previsto una uscita digitale per far lavorare l’Alpha 7 CD come meccanica e collegarlo ad un superiore DAC. Probabilmente i tecnici inglesi nutrivano fiducia nel sistema di lettura del dischetto, dal momento che, all’epoca, veniva adottato anche dal lettore Naim CD 3.
FOTO 2 Particolare del retro dell’apparecchio che mostra la vaschetta di alimentazione, le uscite analogiche e l’uscita digitale per poter utilizzare il CD7 come meccanica.
L’ascolto
La dote di questo lettore progettato diversi anni fa è certamente, come per tutta la famiglia di prodotti Arcam , la musicalità. Questa azienda riesce, a costi ragionevoli, a fornire macchine dal suono piacevolissimo, grazie al fatto che nella realizzazione dei suoi prodotti bada molto alla sostanza tralasciando l’aspetto estetico o la ricerca di componentistica esterna particolarmente pregiata.
La timbrica dell’Alpha 7 cd sembra andare nella direzione di una superiore neutralità timbrica rispetto al family sound della casa, che offre sempre un suono ambrato e molto english. Questa vena di particolare apertura in gamma alta, rende più introspettivo il suono di questa macchina, oltre a fornire una superiore ossigenazione che facilita la ricostruzione della scena acustica, offrendo dei piani ben scansionati in senso orizzontale, dove gli strumentisti possono godere di un adeguato spazio.
Certo è che si sente la progettazione datata di questo lettore, soprattutto nella sezione di conversione, che non riesce ad avere quella capacità di scandire perfettamente i difficili piani profondi di una complessa esecuzione.
FOTO 3
La dinamica, pur non esaltante, è in linea con la classe del prodotto, al quale manca quel guizzo di vivezza che, tuttavia, viene compensata da un coinvolgimento emotivo generato dalla garbatissima musicalità.
E’ forse l’estremo basso ad essere più penalizzato, restituendo le frequenze sotto i 100 in maniera piuttosto “accondiscendente”. Nella descrizione delle grandi masse orchestrali, l’Alpha 7 CD si difende discretamente, non arrivando alla snellezza e scioltezza che ha l’FMJ 37 nel dipanare i grovigli di una grande orchestra.
Infine la trasparenza risente dei notevoli passi avanti fatti in questi ultimi anni con i convertitori. Questo parametro, buono per l’epoca, appare oggi un poco “appannato”, non riuscendo a rapire l’ascoltatore nella riproposizione dei dettagli più fini.
Conclusioni
In conclusione non si può che plaudire ad un prodotto che, progettato circa una ventina di anni or sono, è stato, per l’epoca, un gran bel lettore, ma che oggi mostra, inesorabilmente, i segni dell’età. D’altro canto non poteva che essere così, dal momento che in ambito Hi Fi i maggiori progressi degli ultimi anni sono avvenuti proprio nel campo del digitale, portando una ventata di aria nuova alla riproduzione musicale domestica.
FOTO 4 Particolare degli interni con la meccanica posizionata sulla sinistra del cabinet e la sezione di conversione e di alimentazione sulla destra.
Arcam FMJ 37
Arcam FMJ CD37 High-End Audiophile CD and Stereo SACD Player
FOTO 5
A vederlo, toccarlo, collegarlo e usarlo, questo lettore CD “importante” della storica casa inglese attiva dal 1976 inganna un po’, nel senso che non lascia presagire le doti di musicalità che è in grado di offrire.
Il suo cabinet in lamierino piegato, gli economici piedini d’appoggio, i connettori di modesta qualità e il leggerino frontale non concorrono a fornire la sensazione di avere tra le mani un prodotto dalla granitica costruzione. Aprendolo, dopo uno sguardo alla componentistica interna, ho iniziato ad ascoltare e mi è tornato alla mente il famoso integrato Arcam A 60 che ebbe, diversi decenni fa, uno straordinario successo.
In quegli anni imperversavano gli ampli giapponesi ultrapotenti e dalla risposta in frequenza ultrapiatta. Timidamente l’A60 fece capolino nel mondo dell’Hi Fi con soli cinquanta esemplari in produzione; poco tempo dopo vennero venduti, nel mondo, circa 30.000 pezzi, ad indicare la qualità sonica improntata su una progettazione diversa dal solito.
Quell’integrato fece scuola, aprendo la strada a tutta una schiera di amplificatori inglesi di bassa potenza ma dalla grande musicalità. Questa ottica produttiva è stata mantenuta dall’azienda di Cambridge su tutti i suoi prodotti, lettore in prova compreso.
FOTO 6
La costruzione
Il modello che ho ascoltato acquisisce le esperienze fatte con il DIVA CD 192 e con l’FMJ CD 36, sostituendoli entrambi e proponendo alcune innovazioni tecnologiche. Intanto la scelta di leggere anche il formato SACD è piuttosto coraggiosa, dal momento che i titoli in commercio registrati in tale modalità non molti.
Il sistema di lettura usato, il moderno DAC Wolfson 8741, impiega un convertitore di tipo multibit Delta-Sigma, in grado di convertire sia il segnale PCM che quello DSD. Il progettista, in questa macchina, ha operato una scelta precisa decidendo di adottare un sistema all in one per ottenere la lettura dei due formati, investendo, però, la maggior parte delle risorse economiche disponibili nella realizzazione del sistema di lettura del semplice CD. Va da sé che, al prezzo dell’apparecchio, il risultato appare come un piccolo miracolo.
All’interno della macchina la componentistica adottata risulta di buona qualità: l’alimentazione prevede due trasformatori, uno per la sezione analogica e uno per quella digitale. Vi è poi il sistema Stealth Mat capace di assicurare una protezione elettromagnetica sulle componenti chiave dei circuiti.
La parte relativa alla meccanica colpisce per la velocità di caricamento del SACD, solitamente piuttosto lento da essere preparato sulla prima traccia, come pure la silenziosità di funzionamento sembra derivata da prodotti di superiore categoria.
FOTO 7 Vista dell’interno dell’FMJ 37 dove sono visibili i due trasformatori di alimentazione ( a destra) e la meccanica a sinistra. Nella parte posteriore la scheda con la sezione di conversione.
Gli abbinamenti d’ascolto
Ho pensato che un integrato inglese come il Sugden A 21 se potesse essere in “sintonia sonica” con questo lettore, oltre ad abbinarci il più rigoroso Plinius 9100. Come diffusori ho scelto una coppia di Stirling LS3/5a dal suono senza tempo, così da formare un sistemino tutto inglese, e una coppia di Gamut PHI 3 dal suono più moderno e attuale.
FOTO 8 Particolare della meccanica adottata.
L’ascolto
Questo lettore ha una sua impostazione timbrica che ha convogliato le prove d’ascolto verso abbinamenti quasi obbligati con amplificatori e casse acustiche.
L’equilibrio timbrico dell’FMJ 37 è virato verso tinte ambrate e suoni vellutati, con predilezione per la gamma medio-bassa di frequenza. In gamma alta si assiste ad un’esposizione smussata, molto levigata e non troppo aperta; dalla parte opposta, in gamma bassa, la situazione mantiene il carattere sonico degli altri range esaminati: è anch’essa orientata verso la riproduzione a tinte calde.
Questa impostazione sonica tendente al suono ambrato, non è una novità per la ditta di Cambridge, che è famosa per orientare la riproduzione dei suoi prodotti verso sonorità calde tipicamente all’inglese. Questa scelta, peraltro condivisa da altri costruttori britannici, fornisce una grande piacevolezza e una totale assenza di fatica d’ascolto.
Ciò comporta, però, che l’intera riproduzione e in particolare la gamma alta di frequenza, appaiano un po’limitate nella sensazione di ariosità. In gamma bassa, invece, si desidererebbe una impostazione un poco più rigorosa.
Devo dire, però, che questi risultati caratterizzati li ho riscontarti mettendo insieme un sistemino tutto inglese, utilizzando l’integrato Sugden e i diffusori Stirling. Sia l’amplificatore che le casse acustiche hanno un loro preciso carattere sonico molto simile a quello del lettore in prova; in questo modo il sommarsi delle connotazioni timbriche dei tre pezzi porta ad un risultato eccessivamente caratterizzato.
Altra musica è venuta fuori quando ho collegato l’integrato neo-zelandese che pilotava i diffusori danesi. Il risultato è stato un suono molto più equilibrato e neutro, che ha portato l’intera riproduzione verso un ambito di maggiore naturalezza.
Il Plinius, con la sua finezza di grana e, soprattutto, con la sua timbrica equilibratissima, unitamente ai diffusori Gamut dal carattere sonico corretto, hanno portato l’Arcam FMJ 37 ad esprimersi al meglio. Con questi abbinamenti anche il parametro dinamica ha beneficiato di una iniezione di energia.
Il suono non velocissimo degli altri partner ha lasciato il posto ad una riproduzione vivace e lucida, piacevolissima e naturale. Anche la trasparenza ne ha beneficiato, regalando particolari che, con gli altri abbinamenti, risultavano leggermente arretrati. Infine la ricostruzione della scena acustica ha goduto di un bel palcoscenico, fermo e stabile.
Ciò dimostra, ancora una volta, quanto siano importanti le sinergie e quanto un corretto abbinamento fra i componenti della catena d’ascolto possa fare la differenza. Tutto quanto descritto per i diversi parametri sonici ascoltati in modalità CD è sovrapponibile anche ai risultati ottenuti in modalità SACD, dal momento che questo lettore mantiene le medesime caratteristiche soniche anche nella lettura in DSD con in più, però, una superiore raffinatezza del messaggio riprodotto, un maggiore livello d’introspezione e una più disinvolta dinamica.
Per ascolti e infoemail: sophoshiend@gmail.comBruno Fazzini – tel. + 39 347 1402138 |
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ARCAM FMJ 37