Magneplanar 1.7 – parte 1°

Mar 11, 2014 | Diffusori da pavimento, P Diffusori, P Magazine, P Video

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Magneplanar 1.7

 

Magnepan MG1.7

By Giulio Salvioni

 

Magneplanar 1.7 come suonano e come si inseriscono in ambiente. Parte 1°

Magneplanar 1.7  . Il mondo dell’high end è caratterizzato, tra le altre cose, da una quantità di segreti gelosamente custoditi. Il che porta inevitabilmente a farti fare brutte figure: una di queste, non ho problemi ad ammetterlo, l’ho fatta qualche tempo fa allorquando un amico (forse) se ne è uscito con la solita, insopportabile affermazione: “Se non hai sentito il prodotto x, non hai capito nulla di come deve suonare un sistema audio”, dove x può essere un qualsivoglia componente. In questo caso si trattava di un diffusore isodinamico, le Magneplanar 1.7, oggetto di questa mia trattazione.

 

In effetti la mia conoscenza dei sistemi isodinamici dipolari non era mai stata particolarmente approfondita: un diffusore di recente fabbricazione ascoltato nella sala prove di FdS che non mi aveva particolarmente colpito, un veloce ascolto di una coppia di Magneplanar, chissà quali, durante una demo di Pierre Bolduc in una fiera, infine un ascolto, anche questo per niente soddisfacente di un sistema ibrido della Martin Logan, poi null’altro. Poiché pur svolgendo da qualche anno il lavoro di recensore non mi ritengo assolutamente uno “arrivato”, ma anzi penso sia sempre necessario mettere in discussione le proprie convinzioni col fine di ampliare il proprio bagaglio di conoscenze, ho deciso di approfondire la mia esperienza con questa tipologia di diffusori.

 

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La scelta di concentrarmi sulle 1.7 è stata motivata dal fatto che, allorquando questo diffusore venne presentato (2010) come sostituto delle precedenti 1.6 ed 1.5, le recensioni e l’accoglienza da parte degli appassionati furono entusiastiche: non solo vanno meglio del modello precedente, risolvendone alcune problematiche, ma sono offerte ad un prezzo tale da far gridare al miracolo più di un recensore. Ovviamente i modelli maggiori offrono caratteristiche superiori e, conseguentemente, migliori prestazioni, ma queste 1.7 si fanno apprezzare per il loro equilibrio complessivo unito ad un prezzo realmente eccezionale.

 

 

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Analisi tecnica

abbiamo detto che questi diffusori sono ti tipo isodinamico; ok, ma che vuol dire? Vale la pena di spendere qualche parola su questo concetto, visto che le ricadute in termini di qualità sonica sul prodotto sono notevoli. Intanto diciamo che gli altoparlanti tradizionali sono di tipo magnetodinamico e sono caratterizzati dalla presenza di una bobina mobile, a sua volta collegata al diaframma (cono, cupola, ecc.), che viene attraversata dagli impulsi elettrici generati dall’amplificatore che la “vede” come una cella RLC, cioè un insieme di resistenza, induttanza e capacità.

 

Perché ci interessa questo fatto? Perché, in effetti, l’amplificatore gradirebbe vedere alla sua uscita solo un carico puramente resistivo, e invece vede una impedenza composta non solo da una componente resistiva, ma anche da una induttiva (l’induttanza, semplificando al massimo e rinunciando un po’ al totale rigore tecnico, può essere considerata alla stregua di una resistenza di valore variabile al variare della frequenza del generatore), ed una capacitiva.

 

 

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Questo porta ad un certo grado di affaticamento dell’amplificatore che, laddove non sia progettato adeguatamente, non è in grado di gestire un carico complesso (un carico è complesso allorquando non è puramente resistivo) e per giunta anche dinamicamente variabile. Il risultato, come è facile immaginare, è un degrado delle prestazioni soniche dell’insieme amplificatore / diffusore, finanche al possibile danneggiamento di entrambi i componenti.

 

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Per ovviare a queste problematiche, nel lontano 1969, un ingegnere della 3M di nome Jim Winey, si cimentò nel progetto di un sistema di altoparlanti che superasse tali limitazioni, dando avvio al progetto Magneplanar. L’idea di fondo è che gli impulsi elettrici, invece di attraversare una bobina mobile, percorrono un filo elettrico, disteso ed incollato su una pellicola di materiale insensibile alle escursioni termiche ed elettricamente neutro (Mylar) in modo da evitare la circolazione di correnti parassite. Il filo e tutto il pannello ad esso solidale vengono collocati all’interno di un campo magnetico creato da numerosi piccoli magneti disposti lungo il suo percorso.

 

In assenza di segnale, filo e pannello si trovano in una posizione statica, essendo bilanciati nel campo magnetico; il passaggio di corrente provoca invece la vibrazione dell’intero pannello con un andamento lineare e quindi potenzialmente scevro da distorsioni. Il pannello isodinamico è dunque concettualmente assimilabile ad un unica entità “vibrante” lungo tutta la sua superficie, quindi sensibilmente estranea al problema delle distorsioni che si verificano nel movimento dei coni, soggetti inevitabilmente a sensibili deformazioni nel loro moto.

 

Inoltre, a parte le piccolissime ed inevitabili capacità ed induttanze intrinseche, esso rappresenta un carico quasi ideale per l’amplificatore che “vede” l’auspicato carico resistivo caratterizzato da una trascurabile variabilità entro il valore dichiarato.

 

 

Magnepan MG1.7 morsetti

 

 

Nelle specifiche della 1.7 si legge che il sistema è un tre vie (e ciò le differenzia dalle precedenti 1.5 ed 1.6 che erano a due vie) interamente “quasi ribbon”, cosa significa questa sigla? Beh, ovviamente segnala una differenza con il sistema “true ribbon” che è in effetti quello che ho descritto nel precedente paragrafo.

 

In pratica: in un true ribbon la leggerissima pellicola in Mylar con il filo conduttore incollato è il driver, cioè conduce simultaneamente il segnale e lo trasforma in onde sonore. In un “quasi ribbon”, la pellicola di Mylar non è esattamente il driver, giacché vi si interpone una sottile striscia di alluminio sospesa tra magneti permanenti a barre (una sorta di bobina planare), la quale trasferisce il segnale all’intera superficie del Mylar, allorquando viene eccitata a seguito della trasmissione di un segnale elettrico.

 

Il sistema “true ribbon“ è stato utilizzato su tutti i modelli della Magneplanar in abbinamento al più semplice “quasi ribbon” il che, a detta di alcuni, ha evidenziato qualche problema nell’incrocio tra pannelli che utilizzano tecnologie diverse. Questa 1.7 è la prima Magneplanar che utilizza, per tutti i sui driver, una sola tipologia di componente che, seppur meno raffinato in assoluto, garantisce maggiore omogeneità prestazionale ed una superiore tenuta in potenza.

 

Magnepan MG1.7 1 cassa

 

 

Un altro beneficio di cui questo modello si giova è la cornice realizzata in estruso di alluminio che, come è facile intuire, conferisce una notevole rigidità all’insieme il che, viste le dimensioni non proprio esigue, è senz’altro un dato positivo. Rispetto al modello precedente la 1.7 non consente il biwiring, mentre qualche perplessità me l’hanno suscitata le basi di appoggio che non hanno un aspetto particolarmente stabile. Non è un caso che uno dei tweek di maggior successo su questo diffusore sia la sostituzione di questo particolare con altri più robusti, in grado di rendere il diffusore stabile ed esente da microvibrazioni.

 

 

Magnepan MG1.7 legno

 

Metodologia d’ascolto

Ciò che si sente dire rispetto alle Magneplanar è in genere quanto segue:

  • •sono molto esigenti in termini di accoppiamento con l’elettronica di potenza;

  • •hanno una gamma bassa poco estesa e poco presente;

  • •sono di difficile posizionamento in ambiente;

  • •non sono versatili, cioè prediligono alcuni generi musicali rispetto ad altri.

 

Bene, per risolvere la questione dell’abbinamento con l’amplificatore finale ho deciso di affrontare il tema in modo scientifico e mi sono pertanto munito di un degnissimo rappresentante dello stato solido, cioè uno Spectral DS 100 S e di due valvolari un VTL ST 150 ed un OTL della SI Audio.

Nella prossima puntata vi riferirò le impressioni d’ascolto, nonché cercherò di verificare se i punti appena elencati corrispondono al vero oppure no.

 

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VIDEO

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Autore:

Giulio Salvioni