Audiofilia AF S 5
by Bruno Fazzini
Nella sala prove della Hi Fi Time Review presentiamo oggi una coppia di diffusori, le AF S 5 della ditta italiana Audiofilia, nata nel 2011 dalla passione di due giovani tecnici: Alessio Paolizzi e Francesco Stocchi.
Le AF S5 sono un modello “importante” nel catalogo dell’Azienda.
Si tratta di un tre vie quattro altoparlanti, con due woofer che lavorano insieme e che hanno un notevole litraggio a disposizione.
Questi trasduttori sono due componenti da 20 cm; vi è poi un interessante midrange a cono da 10 cm e, infine, forse il più interessante fra tutti è un tweeter a nastro da un pollice e mezzo.
La realizzazione
Tutti i trasduttori, per scelta progettuale e costruttiva non sono stati incassati nel pannello frontale. Sarebbe stato, secondo me, più elegante inserire gli altoparlanti, ad opera di una fresatura, a filo del pannello. Anche la tipologia delle viti usate per il serraggio delle flange che, a causa della testa rotonda e sporgente e della finitura cromata, non fornisce un elevato grado di eleganza.
Altro aspetto un poco criticabile, ma poi passiamo a quelli positivi offerti da questi diffusori, è la scelta dell’economica vaschetta contenente economici morsetti per i cavi di potenza. In particolare sono criticabili le barrette metalliche dorate che connettono le due coppie di connettori; è vero che questi ponticelli metallici possono essere sostituiti dall’utente con migliori spezzoni di cavo, ma da diffusori dal costo di 7.000 euro la coppia mi sarei aspettato una maggiore attenzione anche ai dettagli.
La finitura del cabinet, invece, è molto ben realizzata, con una impiallacciatura ben eseguita, piacevole alla vista e al tatto. Tale finitura va a “vestire” un corpo piuttosto semplice nella struttura, la cui forma squadrata rende l’insieme elegante, molto classico anche se poco orientato verso preziosità strutturali. La finitura può essere realizzata anche in una bella laccatura nera.
I piedini d’appoggio delle AF S5 sono molto pratici, poiché su qualunque tipo di pavimento i diffusori possono essere spostati con facilità. Per contro, dei sistemi così universali non forniscono i risultati che possono garantire delle più performanti punte coniche.
Il sistema di accordo dei due woofer è costituito da un reflex con condotto anteriore. Questo accordo, denominato Sistema S a doppio canale accordato ad oblò, viene considerato dai progettisti come una via di mezzo fra un reflex vero e proprio e una sospensione pneumatica, anche se alla vista (il foro d’accordo è ben evidente) e, soprattutto all’ascolto, la sensazione che si ha è quella di reflex a tutti gli effetti. L’obiettivo dei progettisti è quello di avere un mobile suonante come fosse uno strumento musicale, non ricercando le caratteristiche di alta massa, elevata rigidità e massima sordità perseguite dalla maggioranza dei costruttori di casse acustiche.
Questo nobile obiettivo porta con se, però, notevoli insidie costruttive.
La capacità di pilotaggio delle AF S5 è agevole; non servono grandi potenze per governarle, soprattutto se l’ambiente dove vengono collocate non è enorme. Risulta evidente che un diffusore di queste dimensioni, con un tale volume non può essere sistemato in un vano di ascensore, ma ha bisogno, per esprimersi al meglio, di un adeguato ambiente che possa garantire una discreta quantità di spazio intorno. Nonostante i 90 dB di sensibilità mettano al riparo da difficoltà di pilotaggio, non lesinerei in potenza, poiché serve certamente un po’ di corrente soprattutto per governare la generosa gamma bassa espressa.
Con una sessantina di watt a valvole e un centinaio a stato solido non ci sono state difficoltà di pilotaggio in un ambiente medio-grande come la nostra sala prove.
La risposta in frequenza va dai 40.000 Hz in gamma alta grazie al particolare tweeter a 20 Hz, secondo le stime (ottimistiche) del costruttore, naturalmente sempre con i soliti 3 dB di range.
I componenti della prova d’ascolto
Le AF S5 sono state inserite in una catena d’ascolto comprendente una sorgente digitale Interface Reference per la lettura dei file che passa il segnale a diversi convertitori: un CI Audio, un Lumin nella categoria del migliaio di euro per saltare a macchine più importanti come Emm Labs e MSB Technology. Riguardo i lettori CD abbiamo a disposizione un Bryston BCD-1 e un più performante Ayre. Abbiamo testato questi diffusori con elettroniche sia a valvole che a stato solido, sia integrati che pre e finali. Come valvolari un integrato Cary Audio SLI 80 che eroga circa 40 watt a triodo e circa il doppio in ultralineare. Come integrati a stato solido spaziamo dal neutro e rigoroso Bladelius Tyr al più ambrato Electrocompaniet ECI 3, tutti e due da un centinaio di watt.
Siamo poi andati oltre gli integrati, pilotando questi diffusori con qualche cosa di più importante, utilizzando pre Cary Audio, Manley e Dissanayake, collegati a finali Spectral e Cary Audio CAD 120.
I confronti
I confronti sono stati effettuati con diffusori che per tipologia e per categoria economica potevano essere confrontati con le Audiofilia. Abbiamo iniziato con le nuove Gamut PHI 5, le Vienna Acoustics Beethoven Concert Grand e le più impegnative Thiel CS 2.7 oggetto di una nostra recensione in anteprima sulle pagine della Vintage Hi Fi Club.
Questo ultimo modello è piuttosto diverso non solo nella tipologia costruttiva (adotta un passivo) ma anche nella categoria economica di appartenenza, dal momento che si colloca intorno ai 10.000 euro la coppia.
L’ascolto
Questi diffusori hanno delle loro particolari caratteristiche e delle evidenti peculiarità.
L’aspetto che ho apprezzato di più è la capacità di avere trasparenza e ariosità in gamma alta. Grazie al tweeter a nastro la riproduzione è dettagliata e ben ossigenata. C’è poi un buon raccordo con il range immediatamente inferiore grazie all’ottimo lavoro operato dal midrange; lo stesso ottimo lavoro è eseguito a raccordare la gamma media con quella bassa di frequenza.
Se si ha l’accortezza di fornire un po’ di spazio dietro i diffusori anche la ricostruzione scenica è credibile e ben strutturata. La gamma bassa, invece, mi ha lasciato un po’ perplesso, per via della sua esagerata ricchezza e della sua eccessiva ridondanza. Certamente vi è coinvolgimento e un ottimo impatto dinamico, ma a scapito della precisione e della pulizia della gamma media invasa dalle code di quella bassa.
Mi sarebbe piaciuta una maggiore articolazione e un superiore controllo, ma i progettisti mi hanno spiegato che questa scelta è stata voluta per soddisfare le esigenze degli appassionati che chiedono diffusori dal grande impatto dinamico, caratteristica questa che certo non manca alle AF S5. Per chi desidera un maggior rigore e una superiore precisione sonica vi sono in catalogo i modelli AF S4, AF S6 e AF S7.
Una gamma bassa così esuberante ha bisogno di essere controllata a dovere; pertanto meglio amplificatori a stato solido piuttosto che a valvole, ma se si desidera proprio un valvolare, allora meglio evitare i triodi ed orientarsi sui tetrodi o sui pentodi.
Tra le amplificazioni a stato solido si può scegliere secondo i propri gusti, andando da elettroniche asciutte, neutre e controllatissime come il nostro Bladelius o verso le timbriche ambrate e la forte musicalità dell’Electrocompaniet.
Su queste casse acustiche personalmente preferisco uno stato solido, anche perché se si ha a disposizione una buona dose di corrente, si riescono a governare meglio i due motori dei woofer. Anche con l’adozione di cavi asciutti in rame argentato piuttosto che in rame, si è notato un migliore controllo nel range basso di frequenza al prezzo di una leggerissima punta di asprezza in più sulla parte altissima della riproduzione.
La trasparenza risulta molto buona sulla parte alta e medio-alta, meno sulla parte medio-bassa e bassa per i motivi sopra esposti.
Conclusioni
Il risultato globale di questo prodotto è risultato mediamente buono, anche se va valutato sempre in rapporto alla categoria economica di appartenenza. 7.000 euro per una coppia di diffusori come questi non sono pochi, anche perché si vanno a confrontare con altri autorevoli marchi presenti sul mercato. Per essere vincenti rispetto ai concorrenti le Audiofilia devono fornire qualche cosa in più. Questo qualche cosa può essere rappresentato dal “made in Italy”, da una particolare raffinatezza progettuale (il sistema di accordo a S?), da una particolare eleganza estetica (non presente nelle AF S5 ma presente nel modello AF Natural) o da uno speciale risultato sonico.
Il prezzo mi sembra un po’ elevato in funzione della realizzazione, dei materiali adottati e dei risultati globali ottenuti.
Bruno Fazzini
Alessio Paolizzi e Francesco Stocchi