Spirit Torino

Apr 18, 2020 | P Magazine

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Spirit Torino

 

 

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By Bruno Fazzini 

Graphic Massimo Piantini

 

Le parole della Spirit Torino

Spirit Torino nasce dalla profonda passione per la musica e dall’esperienza maturata da Andrea Ricci durante gli anni dedicati alle attività di registrazione concertistica del Politecnico di Torino e nelle varie associazioni musicali del contesto culturale torinese.

 

Durante questo periodo dedicato alle registrazioni per il Politecnico,  vennero utilizzate come strumento di riferimento delle cuffie commerciali  che ben presto rappresentarono un limite per il raggiungimento di un risultato realistico, aprendo le porte al primo periodo Spirit Labs  in cui Andrea Ricci si dedicò a modificare la gran parte delle cuffie in commercio per cercare di ottenere una corrispondenza fra evento reale e riprodotto, sino a quando arrivò a realizzare una prima serie di cuffie derivate dalla serie ma completamente riprogettate nella struttura.

 

La nascita di Spirit Torino corrisponde alla piena maturità del progetto in cui ogni parte della cuffia viene progettata da zero per raggiungere la massima prestazione senza compromessi.

 

Abbiamo voluto concepire i nostri prodotti, come delle opere uniche, di cui si debba essere orgogliosi di possederle e conservarle nel tempo.

Dal Packaging disegnato dall’architetto Walter Carzan, ai cablaggi Portento Audio alle singole parti di ogni cuffia, si distingue un unico linguaggio progettuale che sintetizza prestazioni, qualità dei materiali e design con l’alta manifattura italiana.

 

 

 

Spirit Torino, le cuffie.

By Bruno Fazzini

 

Quanti costruttori di cuffie ci sono al mondo? Tanti. E quanti ce ne sono in Italia? Pochi. Questa azienda torinese si posiziona ad un livello molto alto rispetto a tutti gli altri costruttori, pur blasonati, che tutti noi conosciamo.

 

La Spirit di Torino è una di quelle realtà che questi prodotti li realizza allo stato dell’arte. E lo stato dell’arte non risiede solo nella manifattura fortemente impregnata di ’italian style, per cui si percepisce un piacere fisico nel possedere e indossare queste cuffie.

 

Non risiede solo nell’impiego di materiali di eccellente qualità con cui questi prodotti sono realizzati, ma grazie ad essi si ottengono gli ottimi risultati che abbiamo avuto modo di testare.

 

In un incontro con i responsabili della Spirit all’ultimo Roma Hi End di fine Novembre, io e Massimo Piantini abbiamo avuto modo di ascoltare e capire sia i risultati sonici che sono stati evidenti sin da subito, ma anche l’essenza progettuale di questi strumenti per la riproduzione della Musica in casa.

 

Sono cuffie costose? Si, lo sono. Valgono tutti i soldi che costano? Assolutamente si, se l’ottica è quella di avere un prodotto eccellente nei risultati, ma soprattutto esclusivo.

 

 

 

 

Spirit Torino. Lo “spirito” italiano dell’Hi.End

By Massimo Piantini

 

Per costruire un qualunque componente Hi.End ad alto livello, bisogna avere delle conoscenze approfondite in materia.

 

Ma soprattutto bisogna avere la capacità di “vedere” nella propria mente, come si comporta ogni singola parte del componente, ed infine il comportamento dell’insieme.

Costruire una cuffia al top non sfugge a questa regola.

 

Fortunatamente il progettista delle Spirit Torino, possiede questa capacità, altrimenti non avrebbe raggiunto i livelli sonori che sfoderano le sue cuffie.

Non voglio entrare nel merito delle caratteristiche tecniche e delle scelte progettuali. Per averne un’idea basta consultare il loro sito web o meglio fare una chiacchierata con Andrea Ricci, persona disponibile.

 

Voglio invece raccontare brevemente la sensazione provata al primo ascolto della Spirit.

 

L’occasione di provare queste cuffie, è venuta nell’ultimo Roma Hi Fidelity, dove la nostra saletta BlueMoonHouse-Sophos, era vicina a quella della Spirit. In una visita all’amico Massimo Bianchi, loro valente collaboratore, ne ho finalmente messa in testa una.

 

La prima sensazione è stata quella di “comodità”. Nonostante il peso di circa 700g, la cuffia non si sentiva molto in testa, grazie al suo equilibrio nella distribuzione dei pesi e al confort dei materiali usati.

 

Dopo le prime note, ho avuto la sensazione di essere in un ambiente soft, con luce soffusa, pareti insonorizzate e una sensazione piacevole di confort.

Il brano jazz usciva fluido, con sonorità ambrate e morbide. L’estremo superiore dello spettro sembrava un po’ indietro rispetto alla gamma media.

 

La mia esperienza con le cuffie è di lungo periodo. Per più di 10 anni ho registrato CD in ambiente “live” con una media di 3 CD l’anno. Potete immaginare le centinaia di ore che, con le mie AKG, ho ascoltato musica.

Il loro timbro delicato, ma scarno ed essenziale, era perfetto per rivelare anche il minimo suono inadeguato che captavano i miei innumerevoli microfoni (Schoeps, Neumann, AKG ed altro).

 

Nei primi momenti dell’ascolto con la Spirit, la mia abitudine al dettaglio, non mi faceva cogliere quei particolari che conoscevo dei brani musicali.

 

 

Dopo qualche minuto e qualche passaggio, però, la situazione è cambiata. L’abitudine che ho fatto a questo nuovo approccio uditivo, ha cominciato a rivelare tutto quanto era registrato.

 

Pian piano ho iniziato a cogliere le sfumature della parte alta, che era ben presente, ma messa in evidenza diversamente rispetto alle mie AKG.

 

La timbrica degli strumenti a fiato si è rivelata per quello che era. La grazia dei violini o dei violoncelli, mi è apparsa chiara.

 

Dopo questo breve ascolto sono entrato nella dimensione delle Spirit e tutto è tornato a posto, ritrovando, offerti in maniera diversa rispetto alle mie precedenti esperienza, tutti gli elementi che concorrono ad un buon ascolto.

 

Come tutti gli oggetti di alta classe, le Spirit hanno un modo personale di porgere musica. Sta a noi ascoltatori trovarlo e goderne.

 

Chiunque sia appassionato di cuffie, deve ascoltare perlomeno una volta questi oggetti e farsene una propria opinione.

Io l’ho fatto.

 

Buon ascolto a tutti.

 

 

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