La nascita di Magnum, mostra fotografica
Cremona, Museo del violino,
dal 31 ottobre 2014 all’8 febbraio 2015
di Eugenio Cardi
Nella mia personale esperienza di visita delle mostre d’arte e fotografiche, devo dire che spesso le cose migliori si trovano in provincia. Niente contro le grandi città, per carità, non ultimo vivo in una di esse (a Roma, esattamente). Ma spesso, nei luoghi un pò più piccoli e defilati del nostro Belpaese, lì dove forse non ti aspetteresti, trovi cose a volte meravigliose!!!
Così è stato per una bellissima mostra pittorica che mi è capitato di vistare a Rovigo qualche mese fa su autori scandinavi (“L’ossessione nordica“), e così mi è stato confermato da questa meravigliosa mostra fotografica che ho visitato lo scorso fine settimana a Cremona: “La nascita di Magnum“.
La Magnum è tra le agenzie fotografiche più importanti e famose al mondo; certamente, e senza dubbio alcuno, è la più leggendaria ed affascinante. Viene fondata infatti nell’immediato dopoguerra da soli quattro fotografi, già noti all’epoca ma che diverranno però presto un’icona fulgida e inscalfibile per chi si occupa di fotografia: essi erano Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David ‘Chim’Seymour e William Vandivert.
Il motivo della nascita dell’Agenzia fu semplice e immediato: la totale tutela del proprio lavoro fotografico, così da poter avere direttamente il pieno controllo sulla diffusione delle immagini. Erano quattro mostri sacri della fotografia, un quartetto di quelli che nascono davvero una volta sola in cent’anni, ma i più noti al grande pubblico sono certamente i primi due: Robert Capa ed Henri Cartier-Bresson.
Tra loro due poi, chi personalmente mi ha sempre affascinato enormemente è Capa.
Dove c’era una guerra o un conflitto civile, in ogni parte del mondo, c’era lui. E si badi bene, non si teneva a distanza dai combattimenti, in zona di sicurezza, ma vicino, addirittura vicinissimo, spalla a spalla con i combattenti: “se una foto non ti è venuta bene”, affermava spesso, “probabilmente è perchè l’hai scattata da troppo lontano”.
Nato a Budapest nel 1913, Capa lasciò l’Ungheria per sfuggire all’oppressione politica e all’antisemitismo. Con le sue foto ha documentato la Guerra Civile spagnola (nella quale restò uccisa la sua compagna, fotografa anch’essa, Gerda Taro), la guerra fra Cina e Giappone, è stato inviato di guerra in Tunisia, ma soprattutto ciò che – a mio giudizio – lo ha reso per sempre famosissimo come fotoreporter di guerra e contemporaneamente il fotografo più famoso del secolo scorso, è stata la sua partecipazione quale fotoreporter al notissimo D-Day, ovvero lo sbarco delle truppe americane in Normandia.
Quelle foto lì però per un errore di stampa andarono quasi tutte distrutte; se ne salvarono solo 11. Le magnifiche 11. Anche in quel caso, Capa non si limitò a scattare foto (come in qualche modo avrebbe fatto chiunque altro) dalle nave americane o nascosto in un qualche angolo sicuro: Capa sbarcò assieme ai primi marines americani, perfettamente dentro la prima fila di uomini che andarono a morire colpiti dalle mitragliatrici tedesche nascoste nella sabbia e nei rovi della costa francese.
Capa era perfettamente conscio degli altissimi pericoli che normalmente correva, ma il suo istinto di fotoreporter era troppo forte e finiva per prendere sempre il sopravvento. Forse sapeva dentro di sè che sarebbe morto così un giorno, riportando attraverso la sua inseparabile macchina fotografica le fasi di questo o quel conflitto; probabilmente lo sapeva come sarebbe andata a finire, e forse era proprio in quel modo che avrebbe scelto di morire, se avesse potuto scegliere. Fatto sta che la sua vita finì a soli 41 anni per mezzo di una mina antiuomo, in Indocina, a molti chilometri da casa.
Mi piace riportare ciò che affermò John Steinbeck a proposito di Capa: “Ritengo che Capa abbia dimostrato, al di là d’ogni dubbio, che la macchina fotografica non si limita necessariamente a essere un freddo apparecchio meccanico. Come una penna, il suo valore dipende dall’uomo che la usa. Può essere un’estensione della mente e del cuore.”
Per chi fosse interessato ad approfondire la figura di Robert Capa, vi consiglio il seguente libro di Alex Kershaw: “Robert Capa, vita, amori e guerre del più grande fotoreporter del ventesimo secolo”. Edito da Rizzoli.
Una curiosità: il nome dell’Agenzia. Magnum per l’appunto, nasce quale aspetto davvero singolare e simpatico del mitico gruppetto di fotografi-fondatori. Semplicemente, il nome dell’Agenzia prende spunto dal mega-formato della bottiglia di champagne che i fondatori usavano prendere la sera in un qualche locale per festeggiare tra di loro eventi particolari, come la nascita stessa dell’Agenzia o un fotoreportage venuto particolarmente bene!
Un’ultima cosa: se andate, non dimenticate di visitare il Museo del violino, museo che ospita la mostra della nascita dell’Agenzia Magnum!!! Vale assolutamente la pena, è davvero molto interessante. Non a caso, Cremona è la città di Stradivari!!! La mostra termina l’8 febbraio, affrettatevi!!!